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Cusin, l’allenatore nel pallone in Palestina

Cusin, l’allenatore nel pallone in Palestina

Batte un po’ d’Italia in mezzo alla Palestina. Da ieri Stefano Cusin, non nuovo a esperienze del genere, guiderà una squadra del campionato di calcio palestinese, primo italiano ad aver scelto di intraprendere quest’avventura.

Cinque anni come vice di Walter Zenga, dopo le esperienze in Camerun, Congo, Bulgaria, Libia, Arabia Saudita e Dubai, il toscano classe ’68 ha accettato da autentico precursore la panchina dell’Ahli al Khalil di Hebron, la città della Cisgiordania da molti considerata la roccaforte di Hamas.

Una specie di Bora Milutinovic de noantri, per uno che ha girovagato tra Francia e Svizzera quand’era calciatore e poi ha proseguito la sua carriera da ‘nomade del pallone’ allenando in giro per il resto del mondo. Un nuovo modo per (ri)mettersi in gioco in una zona di conflitto dove lo sport deve trionfare, ha dichiarato ai giornali.

La squadra di Hebron, che ha concluso lo scorso campionato della West Bank a metà classifica, ha alzato l’asticella delle proprie ambizioni e Cusin ha detto di essere stato convinto anche da Zenga ad accettare la sfida. In una città dove convivono palestinesi e coloni israeliani, giudicata più tranquilla di Gaza, Cusin ha saputo che sarà comunque la sicurezza sua e del preparatore atletico che lo seguirà, Gianluca Sorini.

Cusin sa delle difficoltà dell’esperienza che si accinge a cominciare: ma «non era più semplice in Africa, nella Libia di Gheddafi o nella Bulgaria post comunista. La Palestina è un Paese nuovo, per la prima volta la nazionale gioca la coppa d’Asia, è un’esperienza che va oltre lo sport e voglio essere un precursore».

«Là c’è una gioventù che ha voglia di calcio – ha concluso – Giocheremo su un campo in erba sintetica da condividere con un’altra squadra di Hebron: per gli allenamenti ci tocca la fascia 18-20, e in questo periodo fa freddo…». Un buon modo per scaldare i motori, e fare convivenza pacifica nel nome dello sport.

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