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Milano-Sanremo 2015. L’analisi

Milano-Sanremo 2015. L’analisi

La vittoria della consacrazione. Non un semplice successo, quello che John Degenkolb ha ottenuto alla 106^ edizione della Milano-Sanremo, ma un’affermazione che segna un deciso punto di svolta nella carriera del corridore tedesco. Un’ascesa cominciata tre stagioni fa, quella del ventiseienne di Gera, che si è tolto stagione dopo stagione – a partire da quei cinque successi alla Vuelta a Espana 2012 – un numero via via maggiore di soddisfazioni.

Ma è l’affermazione in una classica-monumento quella che ti garantisce il salto di qualità definitivo. E così, dopo il secondo posto alla Roubaix 2014, ecco arrivare il grande colpo alla Classica di Primavera. Una corsa in cui l’atleta della Giant-Alpecin è rimasto intelligentemente coperto, ha saputo fare a meno di una squadra incapace di supportarlo, fino a trovare il guizzo vincente nella volata finale, dove è stato protagonista di una rimonta ai danni del campione uscente Alexander Kristoff, “partito troppo lungo” e quindi costretto alla piazza d’onore.

Dopo essere salito in lacrime sul podio, per una vittoria che dedica a moglie e figlio, ammette che si tratta del “punto più alto” della sua carriera, che potrà vivere un nuovo momento magico tra pochi giorni all’imminente Campagna del Nord.

Non ha da rimproverarsi nulla Alexander Kristoff, che pur con un inizio di stagione col botto (già cinque centri), non riesce ad emulare l’impresa di dodici mesi fa. Sulla Cipressa le gambe cominciano a dare segnali negativi e così, nonostante il rientro sui primi, allo sprint non basta il lavoro di un sempre egregio Luca Paolini a permettergli di arrivare al bis. Comunque lodevole.

Pecca nella scelta dei tempi allo sprint, ma è assolutamente da promuovere Michael Matthews, autore di una prova attenta e oculata nella fasi cruciali. Se dalle sue parole nel dopo-gara traspare un pizzico di delusione, la consapevolezza che dal prossimo anno sarà uno degli avversari da battere.

Grande delusione per due dei big più attesi alla vigilia, Peter Sagan e Fabian Cancellara. Lo slovacco appare e scompare nel finale, ma la sua pedalata è ben lontana dai giorni migliori – nonostante il successo di qualche giorno fa alla Tirreno ci aveva fatto pensare diversamente – e le sue scelte tattiche sono ancora una volta discutibili. Col risultato di dover rimandare ancora il successo nella prima monumento. Opaca la prova dello svizzero, che mette la squadra a controllare sin dalle fasi iniziali, ma non dà mai l’impressione di poter essere di sferrare il colpo decisivo: alla fine conclude soltanto settimo. Vedremo se i due sapranno rifarsi dal prossimo weekend in Belgio.

Qualcosa in più del diciannovesimo posto finale di Greg Van Avermaet avrebbero meritato i ragazzi della Bmc Racing Team, tra i più attivi a ravvivare la corsa tra Cipressa e Poggio, prima con il belga ed il suo connazionale Philippe Gilbert, poi con Daniel Oss. Un risultato che non rende merito all’impegno dei ragazzi guidati da Fabio Baldato, che sperano così di riscattarsi già a partire dai prossimi impegni.

E gli italiani? Beh, il digiuno dura ormai da nove anni e comincia a pesare. Ma quest’oggi alcuni dei nostri ragazzi sono stati davvero bravi. In particolare i corridori della Lampre-Merida che, forse rinvigoriti dalla presenza in ammiraglia di patron Galbusera, hanno dato vita ad una prova corale assolutamente soddisfacente. Prima Matteo Bono in fuga per oltre duecento chilometri – e l’ultimo ad arrendersi al rientro del gruppo – poi un buon Filippo Pozzato che sta ritrovando se stesso e avrebbe potuto dire la sua nel finale se non fosse rimasto coinvolto nella caduta in discesa al Poggio.

E poi quei due ragazzini… Davide Cimolai e Niccolò Bonifazio. Loro si che hanno classe e grinta. Specialmente il secondo: a 21 anni, alla prima Sanremo, si getta nella mischia, non teme nulla e, dopo 300 km, arriva quinto davanti a campioni già affermati. “E’ il giovane più talentuoso che c’è”, assicura non a caso Pippo Pozzato, lodando la prestazione del suo giovane compagno. L’Italia ha probabilmente in lui trovato il velocista del futuro.

Un applauso anche ai gregari d’eccellenza: dal già citato Luca Paolini al veterano Matteo Tosatto e al suo compagno alla Tinkoff-Saxo Manuele Boaro, fino a Daniel Oss che è tra i pochi a tentare una vera azione nelle fasi calde.

Il digiuno italiano continua, ma alcuni motivi per sorridere ci sono. Davide Cassani ne sarà contento.

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