Un successo speciale, il primo in maglia iridata per Michal Kwiatkowski. Da quello scorso 28 settembre a Ponferrada il campione del mondo non aveva ancora avuto modo di far brillare la sua prestigiosa casacca, ma ci è riuscito oggi, in occasione della 50^ edizione della Amstel Gold Race, prima delle tre Classiche delle Ardenne, nella quale ha avuto la meglio di un’agguerrita concorrenza.
Come Eddy Mercks, Jaan Raas e Bernard Hinault, Kwiatko è il quarto atleta a far sua la Classica della birra indossando la divisa più ambita. E il merito, il venticinquenne di Dzyalin, in continua ascesa nel panorama internazionale da almeno due stagioni e ormai uno dei punti di riferimento nelle grandi prove vallonate, deve necessariamente dividerlo con la sua formazione, la Etixx-QuickStep, esemplare nel comandare tatticamente il gioco.
Potevano perderla la corsa, in più occasioni. In particolare quando Vincenzo Nibali (Astana), al rientro dopo il ritiro in altura, ha fatto vedere le cose migliori del suo 2015, provandoci da lontano assieme al suo compagno Diego Rosa e ad altri corridori. Ed è stato proprio Tony Martin a rompere di continuo i cambi, a far capire al campione italiano che non fosse gradita la fuga perché dietro ci qualcun altro ambiva a vincerla.
E questo qualcuno rispondeva al nome di Michal Kwiatkowski, che non si è scomposto di fronte agli attacchi portati avanti sull’ultimo Cauberg dai due grandi favoriti, Philippe Gilbert (Bmc) e Michael Matthews (Orica-GreenEDGE), che hanno dato l’impressione di poter far la differenza. Ma sottovalutando – forse – gli avversari e studiandosi troppo, il belga e l’australiano hanno consentito il rientro prima di Alejandro Valverde (Movistar), poi dei due italiani Giampaolo Caruso (Katusha) ed Enrico Gasparotto (Wanty-Groupe-Gobert), infine di un’altra ventina di unità.
Drappello piuttosto numeroso a giocarsi la volata, dunque. Ma gli spunti veloci di Valverde e Matthews non sono bastati per avere la meglio sul ciclista polacco che, partito al momento giusto, è riuscito a cogliere allo sprint un netto successo, il primo – immaginiamo – di un’importante serie già nell’immediato futuro.
Nell’ordine d’arrivo Gilbert, campione uscente e vincitore qui anche del mondiale 2012, coglie solo un decimo posto, dietro anche al connazionale Greg Van Avermaet, che si conferma corridore duttilissimo, in grado di brillare su pavé e cotes indistintamente, ma ancora privo di un successo di quelli che contano.
Per quanto riguarda gli italiani, infine, non resta da stupirci che il migliore azzurro al traguardo sia ancora una volta Enrico Gasparotto. Il friulano, ultimo vincitore qui a Valkenburg nel 2012, è ormai da alcune stagioni a questa parte il più continuo dei nostri nelle Classiche e anche oggi non si è fatto trovare impreparato nelle fasi calde, pur se all’arrivo, chiuso, non ha colto più di un ottavo posto.
Infine Vincenzo Nibali. Il siciliano dà l’impressione che la gamba cominci a girare, non ha paura di provarci – come sempre, del resto – e il suo sorriso dopo la corsa è una prova inconfondibile della sua soddisfazione per una condizione fisica in netto miglioramento, a dispetto delle poco brillanti apparizioni avute sin qui. Manca ancora una settimana alla Liegi, ma siamo certi che anche in quella circostanza lo Squalo saprà trovare qualche iniziativa che lo possa rendere protagonista nella Decana.
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