nibali

Semplicemente grazie, Vincenzo Nibali!

Comunque vada, semplicemente grazie! Lo dicevamo lo scorso 4 luglio, giorno della Grande Depart dai Paesi Bassi, e dobbiamo ripeterlo quest’oggi, dopo l’epilogo sugli Champs-Élysées. Chi corre in bici sa quanto sia difficile vincere e quanto sia ancor più arduo riconfermarsi ed è per questo che è doveroso ringraziare Vincenzo Nibali.

C’ha provato ad andare a caccia del secondo Tour de France, ma non ce l’ha fatta. C’ha messo cuore, anima e grinta, ma non è bastato per ritornare sul podio di Parigi. Partire con il dorsale numero uno sulla schiena implica tante responsabilità, dunque tanta tensione, troppa anche per chi, come il siciliano, ha il pregio di farsi scivolare tante cose addosso. Alle sue spalle un popolo intero, quello italiano, così bravo ad osannarti nel momento del trionfo ed immediatamente pronto ad assalirti di critiche quando le cose sembrano non girare per il verso giusto.

Eppure il campione italiano, con l’umiltà che da sempre lo contraddistingue, ha avuto l’ostinazione di proseguire il suo percorso in terra francese dopo un inizio che avrebbe costretto chiunque ad alzare bandiera bianca. Ha avuto sfortuna, tanta, a partire dalla prima tappa in linea; ha avuto coraggio sul pavè di Cambrai, pur senza fare la differenza come gli era accaduto l’anno passato; è andato in crisi sul Mur de Bretagne e soprattutto nel primo tappone pirenaico a Pierre San Martin. Ma tutto ciò non è bastato per scoraggiarlo. Si è rimboccato le maniche e, tappa dopo tappa, ha provato a risalire la china, perché “nei momenti di difficoltà è più facile tornare a casa, ma ho tenuto duro e ne è valsa la pena“.

Bene sul Massiccio Centrale, benissimo sulle Alpi, fino al capolavoro di La Toussuire, dove è stato protagonista di un’azione d’altri tempi, con quell’attacco da lontano che nel ciclismo odierno è sempre più raro. L’ha fortemente voluta quella vittoria, per dimostrare a se stesso e agli altri che Vincenzo sa essere ancora lo Squalo in grado di azzannare gli avversari, sa ancora entusiasmare il pubblico francese che dallo scorso anno gli è riconoscente.

Poco importa il quarto posto finale – fuori dal podio in un Grand Tour dopo 5 anni – conta maggiormente l’aver dato spettacolo senza il timore di saltare. “Nel complesso sono soddisfatto ed il mio umore è decisamente migliore rispetto a sette giorni fa”, osserva sul traguardo di Parigi. Ed ora, dopo aver abbracciato Rachele ed Emma, “che sono venute qui a festeggiarmi”, non resta che pensare ad un futuro che in molti danno sempre più lontano da una Astana  – croce e delizia del suo Tour – al cui interno è inutile negare la presenza di contrasti.

Al di là di tutto, semplicemente grazie, Nibali!

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