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Pechino 2015: Italia, che fallimento! Atletica azzurra all’anno zero

Un gran fallimento. Come altro può definirsi la spedizione dell’Italia a Pechino 2015 se non con tale termine? Zero medaglie, quattro soli finalisti, appena 11 punti raccoltitante prestazioni anonimeMai così male la nostra nazionale in trentadue anni di Campionati Mondiali di Atletica Leggera: 43 nazioni finiti a medaglia e tra queste non figura il Bel Paese. Che la geografia dello sport sia cambiata e siano oramai sempre più gli Stati in grado di competere ad alto livello è fuori discussione, ma un tale vero disastro non può essere minimizzato con alcun alibi di circostanza, che puntualmente i nostri vertici in questi casi sanno trovare.

Eppure la prima giornata di Beijing 2015 aveva lasciato presagire un buon mondiale azzurro, con il quarto e ottavo posto ottenuto dai maratoneti Ruggero Pertile e Daniele Meucci nella gara inaugurale. Ma non è sempre vero che il buongiorno si vede dal mattino, dunque via alla raffica di delusioni. Qualcuno conserva tracce dei vari Silvia Salis, Jacques Riparelli, Marco Lingua, Jamel Chatbi, Giordano Benedetti, Simona La Mantia, Chiara Rosa, Matteo Giupponi, per citarne soltanto alcuni?

Sufficienza o più soltanto per i già citati fondisti Pertile-Meucci; per la marciatrice Antonella Palmisano, quinta nella 20 km; per la velocista Gloria Hooper, riuscita a migliorare il suo personale (niente di trascendentale, intendiamoci) e per la quattrocentista Libania Grenot, le uniche a riuscire a superare il turno delle batterie.

Ma guardiamo oltre, a chi non ha preso parte alla trasferta cinese. Tanti, troppi gli infortuni che hanno falcidiato la già fragile selezione. A farne le spese, poi, gli atleti di punta: i triplisti Fabrizio Donato, Daniele Greco e Fabrizio Schembri, i saltatori in alto Alessia Trost e Silvano Chesani (e Marco Fassinotti partito per la Cina senza poi gareggiare), la mezzofondista Federica Del Buono, la maratoneta Valeria Straneo.

Come mai così tanti forfait? Tutto ciò non può essere una coincidenza e la causa va ricercata nelle deficitarie preparazioni atletiche. Mentre le altre nazioni arrivano all’appuntamento clou nelle migliori condizioni, sfoderando le maggiori performance dell’anno, i nostri appaiono stanchi, sfiniti, senza energie. E con un atteggiamento mentale per certi versi irritante.

È il peggior Mondiale della nostra storia“. Ne siamo tutti perfettamente consapevoli e ne è consapevole in primis il numero 1 della Fidal, Alfio Giomi, che si prende l’intera responsabilità del disastro, ben sottolineando come, al di là delle medaglie, sia “mancato quello spirito, quel volersi battere al meglio delle proprie possibilità”. “Molti sono rimasti lontani dalle loro effettive capacità e dai loro valori stagionali”, constata, chiedendo comunque fiducia perché manca un solo anno all’appuntamento di Rio 2016, per la volta del quale partirà inevitabilmente una “squadra ristretta“, composta da soli atleti in grado di ben figurare a livello internazionale.

Dunque, adesso come si procederà? Potenziando il settore tecnico, assicura Giomi, attraverso la ricerca di nuovi allenatori – nazionali e non – che vadano ad affiancare o a sostituire quelli esistenti. Di coach all’altezza ne abbiamo e finiscono spesso per guidare nazionali straniere: si pensi a Sandro Damilano a capo della marcia cinese o a Luciano Gigliotti indiscusso esperto di maratona. Non è “accettabile” che “atleti si allenino a casa loro”: bisogna programmare un percorso comune, cominciando dalla selezione di uno staff competente e qualificato, che sia in grado di aggiornarsi costantemente.

“C’è la convinzione che per partecipare a queste rassegne basti fare il minimo sotto casa”, riflette amareggiato Giomi, ricordando, tuttavia, come da tre anni si stia facendo un buon lavoro e a livello giovanile ci siano tanti ragazzi che stanno ben figurando. Già, innegabile tutto ciò, specie a livello juniores, dimenticando però quanti talenti si siano sciupati negli ultimi anni per inadeguatezza del sistema Italia, inadatta a far crescere e formare nel modo più opportuno le nuove leve.

E bisogna anche smetterla con gli arruolamenti di massa nelle forze armate: atleti pagati da noi contribuenti che bivaccano senza ottenere alcun risultato. È il nostro pensiero, comune a quello del Direttore Tecnico Massimo Magnani, che propone, a tal proposito, di allontanare, dopo due anni, coloro non in grado di raggiungere gli obiettivi stabiliti.

Urge riformare l’atletica leggera italiana. Urge ripartire dall’anno zero, dai seguenti scialbi numeri di Pechino 2015, che vorremo tutti presto dimenticare.

MARATONA maschile:

Ruggero Pertile 4° in 2h:14:23 (PB); Daniele Meucci 8° in 2h14:54

20 KM DI MARCIA femminile:

Finale – Antonella Palmisano 5^ in 1h29:34; Eleonora Giorgi squalificata; Elisa Rigaudo squalificata

20 KM DI MARCIA maschile:

Massimo Stano 19° in 1h22:53; Giorgio Rubino 20° in 1h23:23; Federico Tontodonati 27° in 1h24:33

50 KM DI MARCIA maschile:

Marco De Luca 16° in 3h53:02; Matteo Giupponi 17° in 3h53:23; Teodorico Caporaso 25° in3h56:58

100 METRI maschile:

Jacques Riparelli 40° in 10.41

200 METRI femminile:

Gloria Hooper 16^in 22.92 (PB)

400 METRI femminile:

Libania Grenot 14^ in 51.14; Maria Benedicta Chigbolu 35^ in 52.48

400 METRI OSTACOLI femminile:

Yadisleidy Pedroso 36^ in 1:25.15

4×100 METRI femminile:

Italia (Giulia Riva, Irene Siragusa, Anna Bongiorni, Gloria Hooper) 12^ in 43.22 (PB)

4×400 METRI femminile:

Italia (Maria Benedicta Chigbolu, Elena Maria Bonfanti, Ayomide Folorunso, Chiara Bazzoni) 9^ in 3:27.07 (PB)

800 METRI maschile:

Giordano Benedetti 27° in 1:48.15

1500 METRI femminile:

Margherita Magnani 19^ in 4:09.06

3000 METRI SIEPI maschile:

Jamel Chatbi 23° in 8:47.30

SALTO IN ALTO maschile:

Finale – Gianmarco Tamberi 8° con 2.25; Marco Fassinotti out per infortunio

SALTO TRIPLO femminile:

Simona La Mantia 14^ con 13.77

LANCIO DEL MARTELLO maschile:

Marco Lingua 19° con 72.85

LANCIO DEL MARTELLO femminile:

Silvia Salis 24^ con 66.90

GETTO DEL PESO femminile:

Chiara Rosa 14^ con 17.54

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