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Pechino 2015, il medagliere finale: è global-Atletica

Pechino 2015, il medagliere finale: è global-Atletica

Un dato inequivocabile emerge scorrendo il medagliere definitivo dei Campionati Mondiali di Atletica Leggera, sui quali è ormai calato il sipario: 43 nazioni a podio in nove giorni di gare, a testimoniare che Pechino 2015 non fa altro che confermare la tendenza alla globalizzazione che sta riguardando negli ultimi anni lo sport in generale e l’atletica in particolare.

Non più i soliti grandi, non più soltanto Stati Uniti, ma davvero tanti sono i Paesi in grado di dire la loro in determinate discipline. E che proprio gli Stati Uniti non si siano classificati al primo posto complessivo è già di per sé una notizia: primi a Berlino 2009 davanti alla Russia, primi a Daegu 2011 davanti alla Russia, secondi a Mosca 2013 alle spalle della Russia. Beh, secondi lo sono tuttora, ma al comando, stavolta, vi è il sorprendente Kenya.

La nazione africana, finora abituati a conoscerla solo in mezzofondo e fondo – dove peraltro hanno in parte deluso, dalle maratone ai 5000 e 10000 uomini – sta ampliando notevolmente i suoi confini: basti pensare agli ori di Nicholas Bett nei 400 hs e di Julius Yego nel giavellotto, specialità a loro sconosciute fino a qualche tempo fa. Bisogna anche sottolineare, ahinoi, i lati oscuri del Paese del corno d’Africa: ben 22 atleti trovati positivi da Londra 2012 in avanti e due anche in questa edizione. Beh, qualche sospetto, purtroppo, normale che venga…

Tornando un attimo agli States, va comunque menzionato qualche nome. Ashton Eaton, per esempio, unico atleta capace in questa rassegna iridata di far cadere il record del mondo: già apparteneva a lui, il primato del decathlon, ulteriormente ritoccato al termine di dieci prove splendide. Oppure il triplista Christian Taylor, che il primato – quello ventennale di Jonathan Edwards – l’ha sfiorato saltando 18.21 metri.

Ma States che non dominano più nella velocità, sorpassati prima di tutto dalla Giamaica, che porta a casa 100 uomini e donne, 200 uomini e 4×100 uomini e donne e 4×400 donne. Tanta roba, insomma, a testimoniare che sono loro, gli sprinter del piccolo Stato caraibico, i veri “fulmini”. Ed Il fulmine è sempre lui, Usain Bolt, capace ancora una volta della tripletta 100-200-4×100 e, con queste tre medaglie d’oro, è l’atleta più medagliato della storia dei Mondiali di Atletica (meglio di un certo Carl Lewis). Va ancora a lui, dunque, la copertina di questa manifestazione asiatica.

Ma la velocità ci ha fornito un altro grande dato: l’Europa torna sorprendentemente protagonista non soltanto con buone prestazioni, ma con primi posti. Straordinaria, in particolare, l’olandese Dafne Schippers, eptathleta convertita ai 200, capace di sconfiggere il resto del mondo, con tanto di record europeo e dei campionati nei 200 metri: il suo 21.63 vale la terza prestazione mondiale di sempre. Ed un applauso anche al russo Sergey Shubenkov, trionfatore dei 110 hs in cui va ricordata la bella storia del bronzo statunitense Aries Merritt, autore di una bellissima gara appena tre giorni prima di ricevere un rene nuovo. Eh si, anche questa è l’atletica, anche questo è lo sport.

Storie toccanti e storie assai più profane. Come quella del ragazzone polacco Pawel Fajdek, che dopo aver vinto l’oro nel lancio del martello – Polonia dominatrice anche nella prova femminile con la super Anita Włodarczyk – ha pensato bene di festeggiare ubriacandosi e pagando il taxi per tornare a casa con la sua medaglia d’oro (poi gliel’hanno restituita, fortuna sua). Eh si, anche questa è l’atletica, anche questo è lo sport.

Si conferma grande la Gran Bretagna, che conferma i 4 ori dei Giochi Olimpici di casa, dimostrando come quei successi non siano stati un caso: e ci mancherebbe, guardando ad un campione del calibro di Mo Farah, all’ennesima doppietta 5000-10000 della sua carriera. Flessione per la Francia, che clamorosamente fallisce la sua gara prediletta, quel salto con l’asta iridato che sembra stregato al già campione europeo ed olimpico Renaud Lavillenie. Proprio questa gara è stata portata a casa da un ventunenne, Shawn Barber, appartenente ad un Canada che mai così bene ha fatto in precedenza (2 ori, 3 argenti e 3 bronzi).

C’è infine una nazione a cui siamo molto legati, che ha palesato in quest’evento tutte le sue lacune: è l’Italia, protagonista di una spedizione mai così fallimentare, ma della quale ce ne occupiamo nello specifico in questo articolo.

Di seguito il medagliere completo.

Nazione Oro Argento Bronzo Totale
KENYA 7 6 3 16
GIAMAICA 7 2 3 12
STATI UNITI 6 6 6 18
GRAN BRETAGNA 4 1 2 7
ETIOPIA 3 3 2 8
POLONIA 3 1 4 8
CANADA 2 3 3 8
GERMANIA 2 3 3 8
RUSSIA 2 1 1 4
CUBA 2 1 0 3
CINA 1 7 1 9
OLANDA 1 1 1 3
SUDAFRICA 1 0 2 3
BIELORUSSIA 1 0 1 2
COLOMBIA 1 0 0 1
ERITREA 1 0 0 1
REPUBBLICA CECA 1 0 0 1
SLOVACCHIA 1 0 0 1
SPAGNA 1 0 0 1
AUSTRALIA 0 2 0 2
CROAZIA 0 2 0 2
BAHAMAS 0 1 1 2
TRINIDAD E TOBAGO 0 1 1 2
UCRAINA 0 1 1 2
BELGIO 0 1 0 1
BRASILE 0 1 0 1
EGITTO 0 1 0 1
ISRAELE 0 1 0 1
TAGIKISTAN 0 1 0 1
TUNISIA 0 1 0 1
FRANCIA 0 0 2 2
BAHRAIN 0 0 1 1
BOSNIA ERZEGOVINA 0 0 1 1
FINLANDIA 0 0 1 1
GIAPPONE 0 0 1 1
GRECIA 0 0 1 1
GRENADA 0 0 1 1
KAZAKHSTAN 0 0 1 1
LETTONIA 0 0 1 1
MAROCCO 0 0 1 1
PORTOGALLO 0 0 1 1
SERBIA 0 0 1 1
UGANDA 0 0 1 1

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