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Addio, Cesare Maldini: alzò al cielo la prima Coppa Campioni italiana
Cesare Maldini. Foto: Daniele Buffa/Image Sport

Addio, Cesare Maldini: alzò al cielo la prima Coppa Campioni italiana

Si è spento all’età di 84 anni Cesare Maldini, icona del calcio italiano e padre della bandiera milanista Paolo. Fu il primo giocatore azzurro ad alzare al cielo una Coppa dei Campioni e fu capace di vincere, in qualità di ct dell’Italia under 21, 3 edizioni dei Campionati Europei.

Nato a Trieste il 5 febbraio del 1932, fece il suo esordio sul campo di calcio, nel ruolo di difensore – “le defensuer du charme“, come lo definirono i francesi” – nel 1953, con la maglia della Triestina. Dalla stagione successiva, l’approdo al Milan, con cui rimase legato per 12 anni. E furono gli anni dei trionfi, con in panchina il Maestro Nereo Rocco, della sua stessa città natale.

Disputò in rossonero 347 partite (con 3 gol), vincendo 4 scudetti, una coppa Latina e, soprattutto, la prima Coppa dei Campioni conquistata da un team italiano: era la magica notte di Wembley del 1963, quando i Diavoli sconfissero il forte Benfica di Eusebio.

Prima di appendere le scarpe al chiodo, un’ultima stagione agonistica con la maglia del Torino. Poi via, dal 1971/72, alla lunga e fortunata carriera da dirigente. Cominciò proprio dal suo Milan, a cui rimase legato per decenni: tre stagioni come vice di Nereo Rocco, prima di approdare a Foggia, Ternana e Parma, con il quale ottenne la promozione dalla C1 alla B.

Ma furono gli anni Ottanta e Novanta quelli più densi di soddisfazioni: la FIGC lo promosse a vice di Enzo Bearzot, col quale l’Italia trionfò ai Campionati Mondiali di Spagna ’82. Quattro anni più tardi si diede il via alla sua prestigiosa esperienza sulla panchina della nazionale under 21 – succedendo ad Azeglio Vicini – con la quale portò a casa 3 Campionati Europei: sotto di lui crebbero generazioni di campioni, da Totti a Del Piero, da Cannavaro a Nesta, da Pirlo al figlio Paolo, destinato a raddoppiare i suoi successi e ad alzare anch’egli – e per ben 5 voltela Coppa dei Campioni, poi diventata Champions League.

E i grossi risultati conseguiti gli permisero di sedere sulla panchina della nazionale maggiore l’indomani del brutto europeo 1996, sostituendo Arrigo Sacchi. Fu lui, dunque, a guidare l’Italia ai Mondiali di Francia ’98, in cui gli azzurri si arresero soltanto ai rigori ai padroni di casa – poi vincitori – nel match dei quarti di finale.

Lasciato l’incarico al termine della competizione iridata ebbe modo di lavorare ancora nel Milan, diventando ct dopo l’esonero di Zaccheroni nel 1999: dopo soli tre mesi di lavoro, arrivò il memorabile – per i tifosi rossoneri – 6-0 nel derby contro l’Inter. Guidò infine la nazionale del Paraguay, qualificandosi ai Mondiali di Sud Corea e Giapppone 2002 e uscendo di scena agli ottavi contro la Germania.

È “la scomparsa di una parte fondamentale della Storia Rossonera – si legge sul sito ufficiale del club lombardo – Tutte le figure del Milan sono emozionate e commosse nel vivere e nell’esprimere il cordoglio alla Signora Maldini, ai figli e ai nipoti”.

Qui un tributo a Cesare Maldini.

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