Le celebrazioni dell’impresa compiuta da Vincenzo Nibali, Maglia Rosa del Giro d’Italia 2016, non devono far passare in secondo piano quanto di buono fatto da chi, proprio quando il traguardo sembrava ad un passo, è stato costretto a dire addio alle ambizioni di festeggiare il massimo risultato a Torino. È il caso di Esteban Chaves e Steven Kruijswijk, ai quali, per motivazioni diverse, va fatto un grande applauso per aver splendidamente interpretato la corsa sin dal primo giorno.
Ha cullato per ventiquattr’ore il sogno di issarsi sul trono della capitale sabauda, risvegliandosi a Sant’Anna di Vinadio, ad un passo dal trionfo. Ma ha lo sguardo della serenità e non certo della delusione, Esteban Chaves, che al termine della giornata che ha dato i verdetti definitivi è capace di presentarsi con un sorriso denso di genuinità davanti ai media e di impartire una vera lezione di vita a tutti.
È visibilmente “soddisfatto“, il ventiseienne colombiano, che dopo il quinto posto rimediato alla Vuelta a Espana 2015 scala ulteriori gradini verso i vertici del ciclismo internazionale. Un’occasione persa? Nient’affatto, assicura il corridore dell’Orica-GreenEDGE: “Se tre anni prima mi dicevano che sarei arrivato sul podio del Giro non l’avrei creduto“, dichiara, compiacendosi per il “bello spettacolo” che anche egli ha contribuito ad offrire e rivolgendo sinceri complimenti a Nibali, “il più forte“.
È la sportività fatta persona, il piccolo scalatore sudamericano. Merito anche dei valori che i genitori hanno provveduto ad insegnargli sin da piccolo. Genitori che, per la prima volta, hanno seguito il loro ragazzo fino in Europa e che sono stati i primi a congratularsi con il campione italiano dopo aver battuto il loro figlio. Un’immagine che Chaves commenta dicendo “lo sport non è guerra, è amore” e che rende evidente la distanza che intercorre tra questo sport e le altre discipline…
Ma un applauso va rivolto, oggi, anche a Steven Kruijswijk. “Se non avesse sbagliato traiettoria in discesa… se non fosse caduto… se fosse stato…”: inutile stare a recriminare su quanto accaduto verso Risoul e inutile chiamare in causa la sfortuna. L’olandese ha perso il giro per un suo errore, a causa del quale ha lasciato per strada un minuto per il problema meccanico e i restanti quattro per via dei postumi della caduta. È fuori dal podio, ora, ma quanto fatto vedere nelle prime due settimane di corse è lodevole.
Non era nel novero dei favoritissimi della vigilia, è vero, ma non dimentichiamo un dato: lo scorso anno arrivò sì settimo nella generale, ma perdendo gran parte del terreno nella prima parte di Giro, nelle tappe pianeggianti e ricche di insidie. Un dato vale sul resto: dalla decima all’ultima frazione, pagò solo 23″ dal vincitore Alberto Contador. Un dato che testimonia la costanza del non più giovanissimo atleta della LottoNL-Jumbo di giocarsela fino alla fine, malgrado una squadra dimostratasi certamente non all’altezza della situazione. Ci riproverà ancora, Krui, ne siamo certi, e chissà che, per una volta, la fortuna non finisca col premiarlo.
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