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Champions, l’Undecima del Real e l’epica inutile dell’Atletico: luci a San Siro/2
Foto Afp

Champions, l’Undecima del Real e l’epica inutile dell’Atletico: luci a San Siro/2

Luci a San Siro, recitava una canzone. A ben vedere le luci hanno brillato anche ieri sera, in una finale di Champions League tiratissima e decisa solo dai dettagli. Il Real se l’è portata a casa per l’undicesima volta (sempre più record); i sogni dell’ Atletico sono rimandati per la terza volta di fila. Da Zidane a Simeone, ecco cosa abbiamo visto.

Ora si passa agli sconfitti, all’analisi degli sconfitti, ai rimpianti degli sconfitti. L’Atletico è stato costretto a una partita di rincorsa, dopo il gol fortunoso di Ramos (sempre lui, ancora lui, come due anni fa: incredibile!); il rigore concesso per il fallaccio ingenuissimo di Pepe su Torres poteva ribaltare tutto prima, ma l’errore dal dischetto dell’atteso Griezmann ha rischiato di materializzare un incubo.

Ma i colchoneros ne sono usciti anche stavolta, portando tutto ai supplementari quando tutto sembrava ormai compromesso: merito, anche qui, della scelta giusta pescata dal cilindro da parte del Cholo, che ha spedito in campo il fresco e aitante Yannick Ferreira Carrasco.

Il ventitreenne belga si è preso la scena, ha contrastato praticamente da solo la difesa blanca, ha trovato la zampata giusta e rischiato poi di portare l’Atletico oltre l’ostacolo. Fosse andata diversamente, l’eroe oggi sarebbe lui. Diciamo che però che ieri Carrasco ha messo le basi per una bella carriera. Ah, particolare da non sottovalutare: si diceva che è belga, e il Belgio lo porterà agli Europei; ce lo ritroveremo contro, anche lui, e non sarà una passeggiata di salute.

A Simeone, invece, restano solo le briciole: stavolta anzi la delusione è ancora più grande. Se due anni fa, dopo il pareggio merengue al fulmicotone, l’Atletico aveva poi fatto naufragio sconfitto con un sonante 4-1, stavolta la differenza tecnica fra le due squadre non si è vista per niente.

Diciamo che la partita è scorsa via con un tempo per parte (anche se il Real ha avuto un paio di occasioni nitide nella ripresa, sprecate malamente davanti a Oblak); diciamo che, rispetto a Lisbona, mai come questa volta al Cholo è mancata la fortuna.

Quella che non ha assistito il battagliero Juanfran: fra i migliori in campo, anche stavolta, ma unico a sbagliare dal dischetto nella sequenza da tregenda dell’impeccabile derby madrileno.

In uno stadio che è stato suo e che un domani potrebbe tornare ad esserlo, Simeone ha fallito di nuovo suo malgrado: l’epica di una squadra cresciuta a pane e catenaccio, muscoli e sofferenza, non è bastata. Nel calcio bisogna avere fortuna; per vincere una Champions a maggior ragione.

 

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