La Maglia Rosa, ciò che più conta, la portiamo a casa noi – la porta a casa Vincenzo Nibali – ma se c’è un aspetto su cui il movimento ciclistico azzurro deve riflettere è lo zero nella tabella delle vittorie conseguite in volata al Giro d’Italia 2016. Sei sono stati gli sprint a ranghi compatti, tutti conclusi con netti successi da parte di corridori tedeschi.
Eh già, perché è la sola Germania a festeggiare nei festival della velocità: per due volte Marcel Kittel, per tre Andre Greipel e infine, inaspettatamente, Nikias Arndt sul traguardo di Torino. Un dominio netto, che lascia poco spazio ad alibi ed apre interrogativi su quali siano i reali valori dei nostri sprinter. Le forze in campo non mancano, ma occorre dimostrarlo nei momenti chiave della stagione. E così non è stato.
Ci presentiamo alla partenza da Apeldoorn con un parterre decisamente ricco, via via persosi per strada col passare dei giorni. Lasciano presto la corsa Elia Viviani (Team Sky), Matteo Pelucchi (IAM Cycling) e Jakub Mareczko (Wilier Southeast): al veronese diamo l’alibi della mente rivolta alla pista, quest’anno, per provare l’assalto ad una medaglia olimpica a Rio 2016; il lombardo prosegue nella sua difficile annata dal punto di vista fisico, dopo che nella precedente era stato il migliore del suo team; il ventiduenne di origini polacche ha dalla sua l’inesperienza (prima partecipazione alla Corsa Rosa).
Ci provano ripetutamente, col susseguirsi delle tappe, Sacha Modolo (Lampre-Merida), Sonny Colbrelli (Bardiani-Csf) e Giacomo Nizzolo (Trek-Segafredo). Il trevigiano fa un passo indietro, dopo le due tappe vinte lo scorso anno; il bresciano ci prova sia ad Asolo, ma Diego Ulissi lo anticipa, sia a Torino, quando finisce a terra dopo lo scatto sulla salita di Villa Regina; il brianzolo si consola con la seconda maglia rossa consecutiva, ma può davvero essere soddisfatto dopo otto secondi posti sulle strade del Giro e dopo essersi fatto sfilare la vittoria, con il dovuto rispetto, da un Arndt qualunque?
Rimasto a casa Andrea Guardini – la Astana ha la chiara priorità delle classifiche generali, per cui il veneto farebbe bene a cambiare prontamente aria, se non vorrà continuare a buttare ulteriori stagioni – è il solo Matteo Trentin (Etixx-Quick Step), che velocista puro non è, il quale riesce a cogliere nel segno non in volata, ma attraverso una fuga che premia, in quel di Pinerolo, la sua indiscutibile lucidità tattica.
Uno scenario tutt’altro che entusiasmante, specie considerando che il prossimo Campionato del Mondo, che si disputerà in Qatar ad ottobre, sarà un affare per i re della velocità. E L’italia rischierà di stare a guardare, come già accaduto nell’edizione di Richmond.
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