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Copa America Centenario, Messi e il suo incubo infinito: Adios, Selección!

Copa America Centenario, Messi e il suo incubo infinito: Adios, Selección!

Una maledizione indicibile, il Cile stregato, la Copa America sempre lì a un passo e lui, maestà del calcio planetario, che non riesce ad acciuffarla. Leo Messi perde la terza finale in tre anni (Mondiale compreso) con la sua Argentina, la seconda Copa America di fila dopo quella del 2015 e dice addio alla Nazionale.

La maledizione ha una fine impensabile: la Pulce più vincente del mondo abdica al trono dell’Albiceleste, si arrende, dice basta. Troppo grande la delusione di non aver riportato il suo Paese alla vittoria del titolo continentale, 12 mesi dopo la terribile notte di Santiago, finita anche quella ai rigori e consegnata nelle mani del Cile.

Già, il Cile: il nemico di questo biennio di attese e di speranze del popolo argentino, che chiedeva al condottiero di una squadra di assi un successo che servisse per cancellare il vuoto nella bacheca (che dura dal 1993, l’ultima Copa America vinta grazie soprattutto a Omar Gabriel Batistuta).

Niente da fare invece: ancora 0-0, ancora rigori, ancora errori – soprattutto da parte argentina. Il primo, il più grande, quello più bruciante, l’ha commesso proprio lui: El Hombre del Destino, il semi-dio del pallone moderno, l’uomo che con il trofeo avrebbe finalmente messo fine alle sue ansie più terribili, alla nomea di secondo dietro al Dies più amato da BuMessi Argentina finale Copa America Centenarioenos Aires alla Terra del Fuoco, Diego Armando Maradona.

Quel rigore sparato alle stelle è stata la concretizzazione dell’ansia suprema, l’incubo che si spalanca sotto i piedi come una calamita infernale che abbatte e ammazza ogni incertezza, il siluro tirato in fondo alla tribuna: in fondo alle stelle, quelle tra cui Messi ha camminato in tutti questi dieci anni, segnando di tutto e vincendo di tutto con la sua maglia di sempre, quella blaugrana.

Da quel rigore in poi per Messi e l’Argentina l’incubo si è ripetuto. Cile ancora vincitore, Selección ancora appiedata come vice-campione. Quanto basta per far scoppiare la tristezza: l’Infinita Tristeza cantata pure da Manu Chao.

Con quello di ieri Messi è arrivato a cinque flop con l’Albiceleste maggiore: il Mondiale 2010, la Coppa America 2011, il Mondiale 2014, la Coppa America 2015 e la Coppa America del Centenario 2016. Con l’Argentina la Pulce ha vinto solo con le nazionali minori: Mondiale Under 20 nel 2005 e oro olimpico con l’Under 23 nel 2008. Che equivale a vincere il torneo di calcetto sotto casa con gli amici quando si può/si vuole/si deve vincere qualcosa di più importante.

A fine partita Messi si è presentato in zona mista, ancora visibilmente scosso. Ancora troppo scosso dall’ennesimo sogno infranto: «La decisione è presa. Ho fatto di tutto per cercare di vincere qualcosa, ma non ce l’ho fatta. La mia esperienza con la Selección è finita»

L’Argentina eventualmente non fa per lui. A questo punto i detrattori ripeteranno che il dualismo è chiuso: Maradona resta il più forte. I clementi, come il quotidiano Olè, oggi lo invocano: “Non te ne andare!” Messi però pare che abbia detto basta: la Pulce non punge più, si gratta la testa, scuote il capo e dice no: se ne va, in silenzio, e lascia tutti esterrefatti. È la resa che nessuno immaginava; il mesto finale di una delle epopee più infrante dello sport moderno.

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