La Vuelta a Espana 2016 si è conclusa con la vittoria di Nairo Quintana, ma un po’ di meritato spazio sul podio di Madrid se l’è preso anche Fabio Felline, che con la sua maglia verde ha onorato al meglio una corsa che l’ha visto costante protagonista.
È ormai un brutto ricordo quella tremenda domenica di aprile quando, ai primissimi chilometri dell’Amstel Gold Race, il buon Fabio da Torino si era rotto il naso ed era stato costretto a stare lontano dalle corse per due mesi. Ora Fabio è ritornato e, se vogliamo, anche più forte di prima.
La sua condotta di gara in Spagna è eccellente: è mancata la vittoria, certo, ma i tanti piazzamenti (cinque volte sul podio) tanto nelle tappe di pianura quanto in quelle di montagna (senza dimenticare i passi da gigante fatti a cronometro) dimostrano che il ragazzo ha stoffa da vendere e può essere competitivo in corse di primissimo livello, può ambire a traguardi fino a qualche tempo fa impensabili.
Il successo nella classifica a punti – maglia verde – è la giusta ricompensa alla costanza e alla testardaggine di cercare a tutti i costi un’affermazione parziale. Il bilancio personale del torinese in forza alla Trek-Segafredo è dunque positivo. “Questa maglia è il miglior premio – afferma dopo esser salito sul podio finale – Sono partito con l’obiettivo di vincere una tappa, ma non ci sono riuscito. Ora ho questa maglia che è un premio alla continuità e alla regolarità“.
Cosa è scattato nella sua testa dopo quello sciocco ma brutto infortunio? “La caduta ha cambiato la mia realtà – osserva – Prima mi ponevo dei limiti quando ero stanco e mi staccavo se non ero al 100%. Ora penso che a volte l’uomo si fissa dei limiti che non sono veramente tali, ma sono soltanto mentali. Quella caduta non ha cambiato il mio corpo, ma la mentalità sì”.
Fabio Felline è il quinto italiano a conquistare la maglia verde alla Vuelta: prima di lui c’erano riusciti Fiorenzo Magni nel 1955, Fabrizio Guidi nel 1998, Alessandro Petacchi nel 2005 e Daniele Bennati nel 2007.