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Milan, Galliani prepara l’addio: ultime settimane in rossonero

Adriano Galliani e il Milan, l’addio è dietro l’angolo: l’a.d. rossonero lascerà la società il 2 dicembre, nel giorno del passaggio di proprietà ai cinesi.

L’amministratore delegato rossonero, in 30 anni, ha portato il Milan su tutto il mondo e non senza malinconia si prepara a lasciare un’avventura sportiva carica di gioie e soddisfazioni: «Penso che saranno le ultime settimane al Milan, non è per presunzione ma posso fare solo l’amministratore delegato – ha dichiarato Galliani a Milan TV – Quindi credo saranno le ultime mie tre settimane. Quello che abbiamo fatto rimane, passeremo dalla cronaca alla storia e forse sarà meglio la storia della cronaca, chi lo sa».

Il bilancio dell’amministratore delegato resta comunque lusinghiero: anche calcolando le varie finali di Champions, Coppa Italia ecc. il Diavolo Rossonero è sempre stato in questi ultimi 30 anni fra le squadre più titolate d’Italia, d’Europa e del mondo.

Stilare poi l’undici migliore di questo scorcio di storia milanista fa venire i brividi, a Galliani e non solo: il dimissionando Galliani ricorda almeno le difese storiche degli anni ’90 Tassotti, Costacurta, Baresi e Maldini e quella della Champions 2003 con Costacurta-Nesta-Maldini-Kaladze; il centrocampo d’oro con Gattuso, Pirlo, Seedorf e Rui Costa.

Poi, l’attacco, delizia assoluta nel firmamento rossonero fin de siècle e inizio Duemila: Shevchenko e Inzaghi i due nomi su tutti. Per non parlare dei due Palloni d’Oro Van Basten e Papin (col Cigno d’Utrecht troppo presto ritiratosi e il francese che a volte partiva dalla panchina). In tutto dalle parti dei Navigli, sponda rossonera, sono transitati in 30 anni ben 8 Palloni d’Oro.

Non sono mancati il ricordo dei momenti difficili (l’infortunio terribile di Donadoni a Belgrado nel 1988) e gli aneddoti di mercato (l’arrivo di Kakà, il tentativo su Dzeko, il rispetto su Totti ‘ordinato’ dal presidente Berlusconi).

Da ultimo Galliani ha toccato un tasto dolente dell’attuale calcio italiano, quello degli stadi: «Sicuramente è il peggior problema del calcio italiano, infatti nelle prime file degli stadi non si vede assolutamente nulla. Uno stadio vuoto ti dà una sensazione che lo spettacolo non esista. Dobbiamo assolutamente risolverlo: se riusciremo a farlo, la Serie A ritornerà a essere un punto di arrivo e non un punto di passaggio. San Siro comunque è un bellissimo stadio». Uno stadio cui mancherà vedere, in tribuna, la sagoma inconfondibile di uno dei dirigenti sportivi più grandi di sempre.

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