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Renato Di Rocco rieletto Presidente della Federciclismo italiana

Renato Di Rocco rieletto Presidente della Federciclismo italiana

Renato Di Rocco è stato rieletto Presidente della Federazione Ciclistica Italiana: nel corso dell’Assemblea Elettiva avvenuta all’interno del Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, i 243 delegati presenti, in rappresentanza di oltre 3300 società sportive, atleti e tecnici, hanno deciso di puntare ancora una volta sul Presidente uscente come numero 1 del ciclismo azzurro.

Una seduta lunghissima, cominciata alle 8 del mattino e protrattasi fino a sera. Una cerimonia che si ripete regolarmente dal 1885, anno in cui nacque l’Unione Velocipedistica Italiana sotto la presidenza di Ernesto Nessi. Quattro gli sfidanti per la massima carica nazionale: Renato Di Rocco, Angelo Francini, Norma Gimondi e Carlo Roscini.

Prima della votazione, l’intervento di ciascuno di loro, con Di Rocco che punta il dito contro i suoi avversari, rei di aver dato vita ad una campagna al veleno atta a screditare quanto di buono prodotto nel corso di questi anni, come dimostrano, ad esempio le cinquanta medaglie ottenute nel solo 2016. Tra i contendenti, spicca la figlia d’arte Norma Gimondi, che replica dicendo di voler opporre ad un’assemblea basata sulla burocrazia e sui decreti d’urgenza (ben 85 delibere presidenziali nell’ultimo anno) una che si fonda sulla democrazia e sul concetto di squadra.

Questo il responso della prima votazione: Di Rocco 125, Gimondi, 79 Francini 0, Roscini 10, Nulle 21, Bianca 1. Il presidente uscente deve superare il 55% dei votanti prima di poter festeggiare e così il collegio degli scrutatori ha bisogno di riunirsi per verificare i numeri. Al termine della breve consultazione tutto viene ufficializzato: Renato Di Rocco sarà per la quarta volta il Presidente della FCI e rimarrà in carica per il prossimo quadriennio.

“Il ciclismo ha deciso così”, esordisce un raggiante Di Rocco al termine della conclusione dei lavori. Assicurando di volersi mettere al lavoro già da domani perché “il progetto non si è concluso” e perché bisogna “lavorare per il bene del ciclismo“, ci tiene a chiarire la sua posizione: “E’ stato detto che voglio la guerra, assolutamente no […] Tutti coloro che vogliono lavorare per il bene del ciclismo troveranno sempre aperta la mia porta”, conclude.

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