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Da Roubaix arriva la conferma: l’Italia ha un futuro sul pavé

Da Roubaix arriva la conferma: l’Italia ha un futuro sul pavé

Ce lo auguravamo davvero di cuore che gli ottimi risultati conseguiti dagli azzurri al Giro delle Fiandre non fossero un fuoco di paglia: con tre atleti piazzati in top ten e tante azioni nelle fasi calde della corsa siamo risultati i più incisivi nella Classica dei Muri alle spalle dei padroni di casa del Belgio. Dalla Parigi-Roubaix 2017 arriva una fulgida conferma: l’Italia ha un futuro sul pavé.

Sulla carta era assai più difficile ripetersi nell’Inferno del Nord, in quanto numericamente più ridotta la compagine italica e solitamente meno avvezza alla terza prova Monumento della stagione. Eppure l’epilogo è ugualmente strabiliante e fa strappare un sorriso ai tanti tifosi del Bel Paese. Con un Matteo Trentin chiamato ad operare nella prima parte di corsa, sono due, in particolare, i protagonisti italiani sulle pietre francesi: Daniel Oss e Gianni Moscon.

Senza Daniel Oss, Greg Van Avermaet non avrebbe vinto la Roubaix: non è un azzardo affermarlo perché lo stesso campione belga ha ammesso quanto fosse stato determinante l’apporto del trentino nelle fasi calde di corsa, quelle in cui quest’ultimo, oltretutto, è rimasto da solo in testa per molti chilometri, prima di dare tutto in onore del suo capitano.

Un peccato che, a trent’anni, il capellone della BMC si trovi ancora costretto a correre per altri anziché per se stesso, avendo tute le carte in regola per poterlo fare. Ma il diretto interessato non ne vede un problema: “È come se avessi vinto io”, dichiara raggiante al termine della gara, guardando con gli occhi lucidi la premiazione e l’incoronazione del suo capitano. “Quando ero davanti da solo un po’ ho sognato che fosse la mia giornata, poi ho capito che era il momento di tornare al mio ruolo di luogotenente”, ammette, aggiungendo però di aver capito che, sì, “un giorno voglio provare a vincerla”.

Emozionante la condotta di gara di Gianni Moscon. Nel Team Sky partito con Luke Rowe e Ian Stannard in qualità di leader, il giovane trentino scala ancora una volta le gerarchie, come aveva già fatto al Fiandre e, dopo esser rimasto in avanscoperta per un tratto di gara, trova la forza di rimanervi nel vivo e addirittura di rientrare sul terzetto al comando che, all’ingresso del velodromo di Roubaix, era lì per giocarsi la vittoria. Il quinto posto, a soli ventitré anni, è già una vittoria.

Ora sappiamo che l’anno prossimo potrà ritornare con ben altre ambizioni e ben altri ruoli all’interno della sua squadra, consapevole delle sue qualità che stanno già emergendo al solo secondo anno tra i professionisti. E oramai non c’è alcun dubbio: egli rappresenta una tra le più forti carte azzurre per la Campagna del Nord, un asso da giocare per rompere il digiuno che si protrae ormai da alcuni anni tanto in Belgio quanto in Francia, senza dimenticare le sue doti in salita che lo renderebbero adatto anche alle Ardenne.

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