Accanto a Tom Dumoulin, vincitore della Maglia Rosa, il Giro 100 consacra un autentico fenomeno: Fernando Gaviria. Era arrivato in Italia per fare apprendistato, per imparare i trucchi del mestiere in una grande corsa a tappe. Alla fine ha insegnato lui ai più esperti rivali come si corre e come si disputano le volate: ne ha vinte quattro su sei e ha portato meritatamente a casa la maglia ciclamino, essendo stato uno dei pochi sprinter capaci di giungere con coraggio fino a Milano.
Compirà ventitré anni il prossimo agosto, ma questo ragazzo colombiano sta velocemente scalando le tappe della ribalta internazionale. Del resto alla sua età già vanta due campionati mondiali su pista e, su strada, ha già messo in bacheca una Parigi-Tours (fino a qualche anno fa considerata alla stregua di una Monumento). Senza pensare cosa avrebbe potuto fare all’ultimo Mondiale qualora non fosse caduto prematuramente.
Al Giro non ha impiegato molto tempo per mettere in evidenza le sue qualità. A Cagliari, terza tappa, ha sfruttato appieno il vento e il lavoro dei compagno e sul traguardo ha facilmente battuto allo sprint un drappello di atleti. Dalla Sardegna alla Sicilia, il risultato non cambia: a Messina prima vittoria in una volata a ranghi compatti, replicata qualche giorno dopo a Reggio Emilia. E a Tortona, infine, ecco servito il magico poker che ridicolizza le ruote veloci rimaste in gara – le quali raccolgono le briciole alla sua ruota – e mette al sicuro la classifica a punti del Giro.
Un fenomeno per le corse in linea e le Classiche il ciclismo ce l’ha già ed è Peter Sagan, ma questo sprinter sudamericano in forza alla Quick Step Floors è destinato a segnare i prossimi anni delle due ruote e magari a scatenare una stupenda rivalità con il campione slovacco. La Colombia può già vantare vittorie nei grandi Giri (Nairo Quintana) e nelle grandi Classiche (Esteban Chaves): spetterà a lui il compito di portare l’iride in Sudamerica?