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Mondiali atletica 2017, il medagliere finale: Usa primi, la vecchia Europa torna a correre

Mondiali atletica 2017, il medagliere finale: Usa primi, la vecchia Europa torna a correre

Stati Uniti ancora i primi al mondo, ma la vecchia Europa torna a correre: è questa la sintesi di quanto visto ai Campionati Mondiali di atletica leggera 2017 di scena a Londra.

Nazionale a stelle e strisce di nuovo dominatrice. Due anni dopo aver lasciato lo scettro del mondo al Kenya, lo squadrone nordamericano torna a primeggiare nello sport per eccellenza, confermandosi competitivo su tutti i fronti: 10 ori, 11 argenti e 9 bronzi il bilancio finale. I nordamericani tornano finalmente a fare doppietta nei 100 metri (Justin Gatlin al maschile e Tori Bowie al femminile), segno che l’era Giamaica-Usain Bolt è davvero finita; poi, accanto ad ori inattesi come Chris Taylor nel triplo, arrivano quelli assolutamente incredibili come l’uno-due nei 3000 siepi donne.

Parlavamo di Giamaica. Una forte battuta d’arresto per la nazionale caraibica, che vede l’uomo simbolo ammainare la bandiera e con essa sembrano un lontano ricordo i tanti ori portati a casa nelle edizioni precedenti. Ci pensa Omar McLeod nei 110 hs a salvare la spedizione, ma è da rivedere il resto. Bolt non è la sola icona che termina la manifestazione in modo amaro: stessa sorte per Mo Farah, il quale può almeno consolarsi con l’oro nella gara d’apertura dei 10000 metri, oltreché dell’argento sulla mezza distanza.

Sul secondo gradino del podio c’è il Kenya, primo nel medagliere a Pechino 2015: agli otto ori conquistati due anni fa se ne aggiungono cinque in quest’edizione, comunque tanti per una nazione competitiva non soltanto nel fondo. Terzo il Sudafrica, che si aggrappa ai fenomeni Wayde Van Niekerk (comunque sotto le attese, avendo fallito la mitica doppietta 200-400) e Caster Semenya.

La notizia che fa più clamore, però, è che l’Europa torna a primeggiare su distanze in cui negli ultimi anni non era che una comparsa. Non soltanto l’olandese Dafne Schippers, che si conferma regina dei 200 metri (dopo aver vinto il bronzo sui 100), ma anche il turco-azero Ramil Guliyev nei 200 maschili, il vichingo Karsten Warholm nei 400 ostacoli e l’eccentrico francese Pierre Ambroise Bosse negli 800 metri.

Il vecchio continente sa ancora dire la sua, allora, e magari si spera che un domani, sul podio di una di queste discipline, possa esserci anche un italiano, magari quel Filippo Tortu che è uscito a testa altissima da questo parterre d’alto livello. Prima nazione d’Europa è la Francia, quarta al mondo, seguita dalla Gran Bretagna padrona di casa al sesto posto (preceduta dalla Cina) e seguita dall’Etiopia al settimo.

Dell’Italia ci occupiamo in uno specifico articolo per sottolineare il tunnel senza fine in cui è entrato il movimento azzurro e per il quale un quattro in pagella appare più che meritato nonostante il bronzo nella giornata conclusiva dell’ottima Antonella Palmisano nella marcia. Ora consultiamo il medagliere finale: 43 nazioni a medaglia, compresa la tormentata Siria, bronzo nel salto in alto.

# NAZIONE ORO ARGENTO BRONZO TOTALE
STATI UNITI 10 11 9 30
KENYA 5 2 4 11
SUDAFRICA 3 1 2 6
FRANCIA 3 0 2 5
CINA 2 3 2 7
GRAN BRETAGNA 2 3 1 6
ETIOPIA 2 3 0 5
POLONIA 2 2 4 8
ATLETI INDIPENDENTI 1 5 0 6
GERMANIA 1 2 2 5
REPUBBLICA CECA 1 1 1 3
AUSTRALIA 1 1 0 2
BAHRAIN 1 1 0 2
COLOMBIA 1 1 0 2
TURCHIA 1 1 0 2
GIAMAICA 1 0 3 4
OLANDA 1 0 3 4
CROAZIA 1 0 1 2
NORVEGIA 1 0 1 2
PORTOGALLO 1 0 1 2
QATAR 1 0 1 2
TRINIDAD AND TOBAGO 1 0 1 2
VENEZUELA 1 0 1 2
BELGIO 1 0 0 1
GRECIA 1 0 0 1
LITUANIA 1 0 0 1
NUOVA ZELANDA 1 0 0 1
COSTA D AVORIO 0 2 0 2
GIAPPONE 0 1 2 3
BAHAMAS 0 1 1 2
UNGHERIA 0 1 1 2
BURUNDI 0 1 0 1
MAROCCO 0 1 0 1
MESSICO 0 1 0 1
SVEZIA 0 1 0 1
UCRAINA 0 1 0 1
UGANDA 0 1 0 1
BRASILE 0 0 1 1
CUBA 0 0 1 1
ITALIA 0 0 1 1
KAZAKISTAN 0 0 1 1
SIRIA 0 0 1 1
TANZANIA 0 0 1 1

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