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Andrea Tafi e quel sogno chiamato Roubaix

Andrea Tafi e quel sogno chiamato Roubaix

Era il 1999 quando per l’ultima volta un italiano vinse la Regina delle Classiche, la Parigi – Roubaix. Era Andrea Tafi in maglia Mapei a regalare una splendida emozione che, trascorsi ormai due decenni, non abbiamo più avuto modo di vivere. Ora ha 52 anni, il formidabile passista di Fucecchio, e per l’immediato futuro ha un sogno che a molti appare utopia, ma che per lui può trasformarsi in realtà.

Nel 2019 si celebreranno i venti anni esatti da quel trionfo, così perché non provare a ripetere un’impresa che avrebbe davvero dell’incredibile? Già, l’idea di Tafi sarebbe quella di prendere parte all’Inferno del Nord e di provare a competere con i grandi favoriti che, rispetto a lui, hanno qualche decina di anni in meno.

Questa pazzia balena nella testa dell’atleta toscano da qualche mese e pare si stia effettivamente concretizzando. Il problema era mettersi a posto con le regole volute dall’Unione Ciclistica Internazionale in materia di antidoping (vedi passaporto biologico) e, a quel punto, trovare una squadra disposta ad ingaggiarlo. Entrambi i requisiti stanno per essere soddisfatti e addirittura ci sarebbe l’interesse di più di una compagine pronta ad attaccare il numero sulla schiena al corridore, ufficialmente ritiratosi nel 2005.

Tramontata quasi subito l’ipotesi Quick Step, che altro non è che l’erede di quella gloriosa Mapei che regalò la fama a lui e, tra gli altri, ai vari Bettini, Musseeuw, Bartoli e Cancellara, si sono fatte avanti altre formazioni: la Trek – Segafredo diretta dall’italiano Luca Guercilena, la Katusha – Alpecin e la EF Drapac. Ma, secondo quanto riportato da addetti ai lavori, nelle ultime ore pare sia passata in vantaggio la Dimension Data per offrire quest’opportunità a Tafi.

La squadra WorldTour sudafricana, che tra le proprie file avrà la prossima stagione gli altri azzurri Enrico Gasparotto e Giacomo Nizzolo, sembra davvero ad un passo a concludere l’accordo, che darebbe certamente visibilità a se stessa e all’intero movimento, dal momento che stiamo parlando di un campione in grado di vincere Fiandre e Roubaix (l’unico italiano in grado di riuscire nella doppietta, pur se non negli stessi anni).

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