Ciclismo, Madiot (Fdj) polemico con la riforma del ciclismo

La riforma che sta scuotendo il mondo del ciclismo professionistico ormai da qualche anno – in attesa della vera rivoluzione prevista dal 2016 – non ha trovato solamente applausi ed estimatori. La nascita del calendario WorldTour – inizialmente ProTour – e la divisione dei team in varie serie ha creato un sistema per cui chi ha soldi va avanti, chi non ne ha è costretto a fare un passo indietro. L’ultimo a scatenare la polemica contro la strada che si sta intraprendendo è il team manager della Fdj.fr Marc Madiot. Intervistato da L’Equipe, l’esperto tecnico della compagine WorldTour francese si è mostrato molto contrariato dalla politica che l’Uci, sia sotto la vecchia gestione Pat MCQuaid che sotto la nuova targata Brian Cockson, sta conducendo. Definisce “assurda” la politica di globalizzazione portata avanti, che ha visto approdare in Paesi poco interessati al ciclismo – come la Cina – atleti di fama, finendo con l’impoverire enormemente il patrimonio di quelle nazioni dove questo sport è nato e continua ad essere amato, ovvero Belgio, Francia, Italia e Spagna.

“Le [tante] prove non appartenenti al massimo circuito mondiale rischiano di scomparire ed è necessario salvaguardare il patrimonio ciclistico“, tuona, riportando l’esempio di una corsa come la francese Châteauroux Classic de l’Indre, i cui organizzatori hanno di fatto rinunciato ad allestire la nuova edizione perché stanchi di essere presi per “pazzi”, dovendo fare a meno di vedere al via corridori di prestigio, dirottati altrove. E continua a dichiarare inammissibile come una grande realtà come la Spagna abbia dovuto assistere alla riduzione progressiva dei suoi team, con la Movistar unica a far parte del WT, dopo la chiusura della storica Euskaltel (per i problemi economici derivanti da tale stato di cose). E, aggiungiamo noi, è questo anche il caso dell’Italia, che avrà nel 2015 la Lampre-Merida unica rappresentante nella “serie A” e dovrà ancora far fronte al rischio di chiusura di molte corse (si pensi solo alle ultime scomparse, in ordine di tempo, come Settimana Lombarda, Trofeo Matteotti o addirittura il Gran Piemonte alternato da un grande organizzatore come RCS Sport alla Milano-Torino).

L’imperativo è, dunque, “difendere il valore del ciclismo“, conclude Madiot, che ha ovviamente a cuore il movimento transalpino, ma il cui discorso è analogo per il nostro Paese.

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