L’autobiografia del “bomber” Roberto Pruzzo contiene rivelazioni choc. Le vittorie purtroppo sono volate via troppo presto, ed adesso conbatte solo con le sconfitte. Un libro in cui vengono raccontati non soltanto i tanti gol che Roberto Pruzzo ha segnato in quindici anni di carriera con Genoa, Roma, Fiorentina e nazionale, gol segnati e sbagliati, ma anche ricordi belli e brutti.
La sua autobiografia, scritta con Susanna Marcellini per Ultra Sport, è una storia affascinante ma al tempo stesso tormentata. Il Bomber scrive, secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport, che ogni tanto pensa che sia giunto il momento di farla finita ma per fortuna arrivano i suoi amici, quelli che riescono a fargli tornare il sorriso allontanando l’uomo nero che ogni tanto lo va a trovare, gli stessi che riescono a fargli pensare che forse in fondo è meglio aspettare ancora.
Roberto Pruzzo ha vinto uno scudetto con la Roma, ma non è soddisfatto, in quanto della sua carriera da centravanti gli restano soltanto i gol sbagliati e le sconfitte. Le vittorie sono subito volate via.
Oltre a quelle brutti, Roberto Pruzzo racconta di quelli belli e vissuti sul campo. I ricordi di compagni, uno su tutti Bruno Conti, avversari ed allenatori, naturalmente menzionando Nils Liedholm, definito “un secondo padre”.
Pruzzo ha segnato 57 gol tra A e B con il Genoa e 106 in A con la Roma, quando divenne il “Bomber”, vincendo per tre volte il titolo di capocannoniere. Amatissimo sia a Genoa che a Roma. Un gol in particolare ricorda il mitico Bomber, quello alla Juve nel 3-0 del 1986, quando corse sotto la Sud e si tolse la maglia per darla “idealmente” ai tifosi: fu il primo a farlo.