Il calcio è gioia di vivere, entusiasmo, passione eccezionale. Ma può, in alcuni casi, essere causa di morte. Specie se sei un giovane giocatore camerunense e giochi in un campionato del Terzo Mondo dove spesso il tifo sconfina nell’odio e nella violenza.
Albert Ebossé Bodjongo, 24 enne attaccante africano, era una giovane promessa del calcio del Camerun: 17 gol in 31 partite al primo anno con gli algerini della JS Kabylie, e alcune convocazioni nelle nazionali minori del suo Paese, fino al sogno della Nazionale maggiore.
Questo, era Albert Ebossé: perché lo scorso 23 agosto il giocatore è morto in circostanze misteriose dopo una partita. Campionato algerino, match tra JS Kabylie e l’Usm Algeri. La squadra di casa perde, i tifosi reagiscono follemente ed ecco la tragedia: Albert Ebossé muore, ufficialmente per una pietra lanciata dagli spalti.
Stando però agli ultimi test effettuati post mortem, non si sarebbe trattato di un colpo in testa. Le lesioni trovate sul corpo del povero Ebossé sono compatibili con un pestaggio, se non addirittura un linciaggio. La tesi smentirebbe la versione ufficiale fornita dalle autorità algerine.
La tesi è del patologo Andre Moune, che ha riferito alla Bbc i risultati degli esami: secondo il medico, Ebossé sarebbe stato colpito da distanza ravvicinata, come testimoniano le ferite alle spalle e la ferita al cranio, provocata da un oggetto scagliato molto da vicino.
La ricostruzione autoptica scredita di fatto la versione ufficiale del ministro dello Sport algerino, Mohamed Tahmi, che dopo aver dichiarato che il 24enne era morto in ospedale per un colpo di ardesia tagliente, si è rifiutato di commentare gli ultimi esami.
La famiglia dell’attaccante camerunense spinge invece per cercare e far emergere la verità. Restano ancora tanti dubbi e perplessità, sulla fine atroce che ha stroncato la carriera di una promettente gazzella dell’Africa nera.