Se Milano piange, Verona non ride. La classifica della serie A per città fornisce questo primo evidente risultato: le squadre delle due città settentrionali sono in crisi, d’identità e di risultati.
Al termine del girone d’andata, le squadre ad aver totalizzato il maggior numero di punti in questa speciale classifica sono quelle capitoline, seguite da torinesi e genovesi. Nessun “triangolo industriale del pallone”, visto che l’altra grande del Nord resta fuori dal podio.
I dati restano, sia chiaro, del tutto indicativi. Anche perché ad esempio c’è una bella forbice tra le due squadre piemontesi: la Juve campione d’inverno ha racimolato ben 46 punti, praticamente più del doppio del Torino, che al giro di boa si è fermato a 22 punti. Alla squadra di Ventura mancano evidentemente i gol dell’attacco, orfano del duo Cerci-Immobile che infiammò la scorsa stagione granata.
In cima, come si diceva, le due squadre romane. Era ampiamente preventivabile che la Roma di Garcia disputasse un campionato d’alta classifica (41 i punti finora) e il pronostico è stato rispettato come testimonia il secondo posto nella classifica generale.
La sorpresa, casomai, è arrivata dall’altra sponda del Tevere, dove la Lazio di Stefano Pioli sta dimostrando di voler riprendersi quell’Europa che l’anno scorso era sfuggita per carenza di risultati.
Risalta anche il buon piazzamento delle due squadre che si allenano sotto la Lanterna: Sampdoria e Genoa (33 e 28 punti rispettivamente) stanno disputando un campionato oltre le aspettative dei tanti addetti ai lavori, e hanno trovato nel girone d’andata la continuità di risultati necessari per una salvezza tranquilla.
Ora, da Bogliasco a Nervi, si comincia a sussurrare la parola “Europa”: la concorrenza è agguerritissima, ma Mihajlovic e Gasperini proveranno fino alla fine a coltivare il sogno.
I dati più negativi vengono dalle due squadre meneghine e da quelle scaligere. Rimbomba forte l’urlo della crisi pallonara all’ombra del Duomo: le due prestazioni largamente insufficienti contro Empoli e Atalanta hanno portato nerazzurri e rossoneri a livelli di metà classifica (26 punti, già 20 le lunghezze di distacco dalla Juve capolista).
D’accordo, le due squadre sono in piena rifondazione, dopo i fasti degli anni passati. Ma Inzaghi e Mancini dovranno lavorare sodo per riportare le due squadre al posto che compete loro nella storia del calcio nostrano. Al momento, la luce nel tunnel è molto lontana. Serviranno inventiva e sacrificio per rialzare la testa.
Ma, come si diceva, sulle sponde dell’Adige, la situazione non è tanto migliore: Hellas e Chievo hanno raggranellato appena 39 punti, rispettivamente 21 e 18. Il Chievo non stupisce più di tanto, visto che da anni la squadra ha abituato i tifosi a un campionato sottotraccia premiato sempre dalla salvezza.
Il vero campanello d’allarme arriva dall’Hellas: dopo la ‘diaspora d’estate’, la squadra di Mandorlini fatica a ritrovare il gioco spumeggiante che l’anno scorso impressionò tutti. Iturbe e Romulo non sono stati adeguatamente rimpiazzati, e l’ultima mazzata subita dalla Juventus (10 gol in appena 72 ore) rischia di far sprofondare Toni e co. nelle paludi della lotta per non retrocedere.
Ecco la classifica definitiva
Roma (Roma 41, Lazio 31): 72
Torino (Juventus 46, Torino 22): 68
Genova (Sampdoria 33, Genoa 28): 61
Milano (Inter 26, Milan 26): 52
Verona (Hellas 21, Chievo 18): 39