A Napoli, ogni volta che ne sentono il nome, i tifosi propinano anatemi e strofinano cornetti. La superstizione però non basta mai: ogni volta che gli azzurri incrociano Panagiotis Kone, è tutto un pullulare di imprecazioni e timori.
La storia si è ripetuta pure ieri: sembrava fatta per la squadra di Benitez, e invece il centrocampista udinese ha piazzato la sua bellissima sforbiciata, 2-2 servito e partita in bilico sino ai fatidici calci di rigore. Il Napoli se l’è cavata, ma quanta paura e sudore
Sì, perché quello che si è aperto tra il greco e il Napoli è un contenzioso che va avanti da un paio di anni. Sì, perché Kone è una specie di toro che si muove quando vede azzurro: altroché rosso, quando gioca contro il Napoli al San Paolo il centrocampista segna sempre. E gol mai banali o superflui.
La storia, si diceva, comincia due anni fa: sulla panchina azzurra siedeva l’ormai deposto Mazzarri, che nel giro di pochissimi giorni incrociò per ben due volte la squadra dove allora militava Kone: il Bologna di Stefano Pioli. E per due volte in quel dicembre 2013 il greco segnò due gol decisivi per il risultato finale.
In campionato, in una partita destinata al 2-1 conclusivo, Kone stravolse il risultato con una rovesciata a dir poco spettacolare – che fu candidata ai Puskas Awards: gol del pareggio all’87’, che poco dopo Portanova tramutò in gol per il 2-3: colpaccio del Bologna al San Paolo.
Qualche giorno dopo, in Coppa Italia, Kone si ripeté: partita avviata verso i supplementari? Macché, ci pensò di nuovo lui, il greco, che al 94’ prese palla e trafisse De Sanctis con un destro angolatissimo. A Napoli nessuno poteva crederci: la tragedia greca si era ripetuta.
Con Benitez le cose parevano essere cambiate: l’anno scorso il Bologna era stato domato in campionato, 3-0 all’andata e 2-2 al ritorno, con il greco addirittura espulso. La storia sembrava finalmente sorridere al Napoli. E invece… ieri Kone si è ripetuto ancora.
Dopo il fantastico gol di Hamsik, tutti al San Paolo pensavano di aver messo in cassaforte la qualificazione. Ma in campo c’era ancora lui, Panagiotis, il greco-albanese, l’uomo nato a Tirana e cresciuto nell’Olympiakos.
E il centrocampista ha deciso di regalare alla platea degli atterriti napoletani un altro gol da cineteca: palla che arriva da destra, e bolide in sforbiciata che Andujar nemmeno vede partire. Non c’è due senza tre…
Lo spettro greco si materializza ancora. E si va ai rigori: i tifosi non credono ai loro occhi, quando il greco si presenta anche sul dischetto; lo fischiano sonoramente; lui segna, e poi zittisce tutti con un gestaccio eloquente. Alla fine il Napoli se la cava, ma Panas, come lo chiamano gli amici in patria, ha fatto di nuovo il suo: e sotto al Vesuvio tutti ora hanno una fifa matta.