Un San Valentino tragico, che sconvolge la vita e stronca la carriera. Un amore malato e pieno di insicurezze. È il 14 febbraio 2013. Alle 3.14 un grido si alza nel cielo sudafricano: «Oh mio Dio! Che cosa ho fatto?». A levarlo è uno degli sportivi più discussi e ammirati del mondo intero, il sudafricano Oscar Pistorius, il corridore metà uomo metà acciaio che da disabile è arrivato a correre l’Olimpiade del 2012 insieme ai normodotati.
È la fine della corsa, la conclusione della pista in tartan, la caduta di quello che nel suo Paese e anche altrove è diventato un mito, secondo solo a Nelson Madiba Mandela.
È il tracollo per uno che a causa di una grave malformazione aveva perso le gambe sin da piccolo ma non aveva mai mollato, si era rialzato – sulle sue gambe artificiali – vincendo tutto tra gli atleti disabili e arrivando addirittura nell’Olimpo di quelli cosiddetti ‘normali’.
Nel vano bagno della sua casa nel Silver Wood Estate di Pretoria, riversa in un lago di sangue, c’è la sua fidanzata, Reeva Steenkamp, la bellissima 29enne modella e aspirante stella dei reality sudafricani. Il campione sudafricano prova a difendersi: difesa personale, nel buio della notte per colpa del panico ha pensato che ci fosse un intruso in casa.
L’accusa dice omicidio: non uno, ma quattro colpi esplosi. Le frequenti liti tra Oscar e Reeva, la passione dell’atleta per le armi e la sua personalità tormentata spingono a pensare addirittura alla premeditazione.
Il processo si conclude il 21 ottobre 2014: per il Blade Runner sudafricano arriva la condanna per omicidio colposo a 5 anni; in caso di buona condotta nei primi dieci mesi il resto della pena gli verrà condannata in arresti domiciliari.
In questi due anni Pistorius è stato al centro di un enorme caso mediatico-giudiziario che ha sconvolto l’intero Sudafrica. Ora arriva il libro dello scrittore e giornalista suo connazionale John Carlin, dal titolo Osca Pistorius, io sono l’ombra: un reportage dettagliato della vita dell’atleta caduto, dagli esordi sportivi alla storia d’amore – che si credeva perfetta – con la bellissima Reeva.
Una cronaca appassionante, che giunge fino al tracollo della sentenza. La caduta di un campione pieno di insicurezze e paure, un Centauro moderno che indossava una maschera di ferro sopra gambe plastiche e che due anni fa, al culmine di un raptus, ha cominciato la sua orribile discesa nell’ombra.