Ancora una sconfitta per l’Italia nel secondo weekend del torneo Sei Nazioni 2015. Tutto secondo previsione – direbbe qualcuno – ma questa volta, contro i campioni dell’Inghilterra, non è stata una resa incondizionata, benché il 47-17 come punteggio finale lo facesse supporre.
Poche ore dopo il durissimo attacco del Times contro la nostra nazionale, rea di aver poco merito, a suo dire, di prendere parte al più prestigioso nonché storico torneo continentale (Georgia e Romania hanno il nostro stesso ranking, osserva il quotidiano), gli uomini di Jacques Brunel scendono in campo con l’intento di zittire i malparlieri e di rimediare, soprattutto, alla brutta sconfitta subita all’esordio contro l’Irlanda.
Molto promettente l’avvio del match: il primo quarto di gioco si conclude con l’Italia in vantaggio per 5-0 in virtù della meta di Sergio Parisse e l’illusione – seppur solo per pochi attimi – di poter spaventare i presuntuosi avversari, complice una difesa solida un’intera squadra attenta e poco propensa a concedere regali.
Ma gli avversari, purtroppo, si svegliano intorno al 20′ del primo tempo e danno vita ad una rimonta che sembra lasciarci tramortiti: un calcio piazzato prima e una meta successiva ribaltano il punteggio in due minuti e di lì l’Italia non trova più la forza di rialzare la china né i mezzi per contrastare gli inglesi.
Inevitabile l’ampio scarto nello score finale, ma altrettanto inevitabili sono alcune considerazioni che rendono meno amare la sconfitta. Tre mete raggiunte contro avversari ben più quotati – il già citato Parisse e doppio Morisi – lasciano pensare che, forse, contro un avversario a tratti più giocabile, il risultato sarebbe potuto essere differente.
E la convinzione che, probabilmente, a Edimburgo, dove è in programma il prossimo match contro la Scozia, potremmo tentare l’impresa di espugnare il campo. Sempre che, come già accaduto in passato, ad un passo avanti non faccia seguito un passo indietro.