È il fenomeno del momento in serie A. Arrivato quasi in punta di piedi dal Chelsea nell’ambito dell’operazione Cuadrado, Mohamed Salah c’ha messo poco, pochissimo, ad ambientarsi nei ritmi del calcio italiano. Sette partite, sei gol e un assist, 432’ totali giocati: la media rete è di un gol ogni 72 minuti.
La cosa bella, che fa gongolare i Della Valle e Firenze tutta, è che l’egiziano ex Basilea non è neppure un attaccante, ma un trequartista/mezza punta/ala destra o sinistra. Insomma uno che, dalla trequarti in su, gioca e fa sfracelli, a colpi di rapidità e tecnica.
Da quand’è arrivato in Toscana, ha giovato ancora di più a una Fiorentina che stava già marciando con un ritmo sostenuto. Grazie all’egiziano – da qualcuno ribattezzato “il Messi d’Egitto” – la Viola ha vinto con Atalanta e Sassuolo, pareggiato col Toro e con il Tottenham in Europa League a Londra, salvo poi batterlo al ritorno in casa, e completato il capolavoro vincendo in appena 4 giorni contro l’Inter a San Siro e contro la Juventus allo Stadium: mica male, per Montella e co.
E nella storica vittoria di ieri (da oltre due anni la Juventus non perdeva in casa, l’ultima volta fu per mano del Bayern in Champions) il protagonista assoluto è stato l’egiziano venuto da Londra. Il primo gol entrerà nelle pagine memorabili del calcio italiano: una ripartenza palla al piede di oltre 70 metri, un coast to coast che taglia in due la difesa a velocità mozzafiato e finisce con la palla sotto l’incrocio lontano.
Un gol esemplare, che fa entusiasmare società e tifosi, Pradé in primis: il ds viola lo ha portato alla Fiorentina con un’operazione azzeccatissima. Il prestito, con diritto di riscatto fissato a 15 milioni, scade nel giugno 2016. Se Salah continuerà con questi ritmi, è probabilissimo che la Viola non se ne priverà.
Ma resta il dilemma: come ha fatto Mourinho a farsi scappare un talento del genere? Di certo avanti il Chelsea ha problemi di sovrabbondanza, ma un Salah così fa comodo a qualsiasi squadra. La Fiorentina ringrazia, e anche la tanto bistrattata Serie A, che negli ultimi anni ha visto i campioni andare via. Una volta tanto, un campione ce l’abbiamo in Italia.