Da oggi a Dortmund se qualcuno camminerà in giro con una maglia bianconera col numero 10 sopra, faccia attenzione: potrebbe creare il panico e la malinconia nelle strade tedesche, ed essere magari tacciato di disturbo della quiete pubblica. Perché da ieri il dieci bianconero ha ricevuto l’etichetta di autentico spauracchio.
Lo scenario è sempre quello. Anche se lo stadio di Dortmund oggi non si chiama più Westfalenstadion ma Signal Iduna Park, resta pur sempre uno degli stadi più belli d’Europa, il primo al mondo per media spettatori. Ogni volta che il Borussia gioca in casa, qui tutto si trasforma in una bolgia giallonera.
E, nel tempio dell’oro tedesco, ogni tanto arriva una squadra italiana che saccheggia tutto ed entra nella storia. E anche ieri sera la storia si è ripetuta, portata dalla Juventus di Massimiliano Allegri che ha firmato un autentico capolavoro conquistando i quarti di Champions League con una prestazione maiuscola in tutti i reparti.
Il BVB è stato schiantato dalle prodezze di Tevez e compagni, con l’Apache che è entrato di diritto nella storia del club bianconero: lui, numero 10 della Vecchia Signora, ha segnato una doppietta decisiva nello stesso stadio che
consacrò due altri grandissimi campioni del calcio italiano e mondiale, Roberto Baggio e Alessandro Del Piero.
Era un’altra epoca calcistica, 1993, finale d’andata della Coppa UEFA: il Divin Codino segnò la doppietta che consentì ai bianconeri di vincere 1-3 e spianò loro la strada verso la conquista del trofeo.
Due anni dopo sempre in Coppa UEFA il talento di Roby brillò di nuovo, stavolta con una punizione esemplare sotto l’incrocio: anche quella volta la Juve sbancò Dortmund, 1-2 il finale.
Nello stesso anno, stavolta in Champions, fu il turno di un giovanissimo Alessandro Del Piero: il ragazzo di Conegliano inventò il gol che da allora in tutto il mondo porta il suo nome dalla sua mattonella preferita, tiro di destro a giro sull’incrocio più lontano.
Il marchio di Pinturicchio consentì alla Juve di passare ancora una volta: 1-3 il finale, che aprì la strada alla conquista del titolo di campioni d’Europa.
Poco più in là, a Monaco di Baviera, nel 1997 Pinturicchio segnò al Borussia un altro gol da favola
durante la finale di Champions: tacco al volo su assistenza di Boksic. Un gol che quella volta non servì a raggiungere il titolo, ma che mostrò al mondo intero tutto il talento di Alex.
Roba da brividi, insomma. La doppietta di Carlitos Tevez di ieri sera ha ricordato ai tanti appassionati un bel pezzo di storia del calcio italiano. Poco importa che a segnare sia stato un campione argentino: a Dortmund ormai nessuno dimenticherà tanto facilmente il numero dieci bianconero, e tutto quello che ne consegue.