È il processo che ha avvelenato gli anni Duemila del calcio italiano. Il fantasma di un sistema che pilotava l’intero mondo del pallone nostrano, con tutte le ramificazioni che facevano capo al deus ex machina, l’ex dg della Juventus Luciano Moggi. È la madre di tutte le storture e dei malanni del calcio italico: è Calciopoli.
Stanotte, dopo ben otto ore di dibattito e sei di camera di consiglio, la Corte di Cassazione ha messo la parola fine su Calciopoli, almeno a livello giudiziario.
Dopo nove anni di indagini e processi, che hanno coinvolto sia la giustizia sportiva che quella ordinaria, lo scandalo che nell’estate 2006, in epoca Mondiale, ribaltò il nostro pallone va in archivio tra una marea di prescrizioni, qualche assoluzione nel merito e una condanna definitiva.
Dei 36 imputati iniziali, viene condannato il solo De Santis: un anno con pena sospesa. Per tutti gli altri scatta la prescrizione, e l’elenco dei coinvolti è davvero lungo.
A cominciare da Luciano Moggi e passando per Antonio Giraudo, rispettivamente numero uno e due della Triade che ha gestito la società della Juventus tra il 1994 e il 2006.
Continuando poi per l’ex vicepresidente federale Mazzini e per Pairetto, l’ex designatore degli arbitri; e così anche per Bertini e Dattilo, gli altri due fischietti che non si erano avvalsi della prescrizione.
Se la cavano sia Moggi e Giraudo: i due erano stati condannati in Appello rispettivamente a 2 anni e 4 mesi e a 1 anno e 8 mesi. Insomma, il reato di associazione a delinquere è stato compiuto, ma sono scaduti i termini per comminare le sanzioni previste.
Finisce così una delle storie giudiziarie più complesse degli ultimi anni, e che più hanno orientato le discussioni e le rivalità tra le società e le tifoserie, e in particolare l’odio verso la Juventus, ritenuta nodo focale delle strategie dell’associazione che secondo la prima sentenza agì compiendo «frode sportiva».
Gli strascichi però sembrano destinati a durare. Secondo tanti Calciopoli non solo non è finita, ma le conseguenze di quegli anni si registrano ancora nel calcio spesso nevrastenico e malato di oggi, che continua ad alimentare tensioni e manie di complotto da una parte e dall’altra.
No, Calciopoli non è mai finita.
Non poteva essere altrimenti essendo in Italia,mi sarei meravigliato del contrario.