Dopo Cagliari, Varese. Il calcio italiano è in balia degli ultras. Come pensarla diversamente, davanti all’orrendo spettacolo del Franco Ossola di Masnago completamente devastato la scorsa notte da ignoti vandali, probabilmente riconducibili alle frange violente del tifo lombardo?
Stamane il custode del campo ha trovato le porte distrutte, imbrattate le panchine, il campo rovinato e bucherellato da picconate, le zolle d’erba alzate in ogni punto del rettangolo di gioco. E poi scritte sui muri e sulle rampe della pista di ciclismo dell’impianto lombardo contro la società e la squadra.
Presi di mira in particolare il proprietario Nicola Laurenza, l’ex dirigente Antonino Imborgia e l’attuale presidente Pierpaolo Cassarà, accusati soprattutto i primi due di aver indebolito la squadra nel corso del mercato di gennaio.
Scosso il tecnico Bettinelli così come il direttore sportivo Ambrosetti, che hanno assistito increduli ai rilievi della Polizia Scientifica e della Digos. Le condizioni di impraticabilità dell’Ossola hanno costretto al rinvio della partita in programma oggi tra il Varese e l’Avellino.
La contestazione a Varese, in realtà, va avanti da diverse settimane, e l’arrivo della nuova proprietà non ha fatto altro che esacerbare gli animi già inquieti. La squadra è ormai quasi spacciata, visti i 28 punti e il -12 dal quartultimo posto, e neppure i tifosi credono al progetto di rilancio paventato dal nuovo patron.
L’atto vandalico di stanotte non è per ora stato rivendicato, ma la matrice ultras sembra chiara. Mai però si sarebbe immaginato che le proteste del tifo più caldo della squadra lombarda sfociassero in un atto vandalico così aperto e violento.
Varese dimostra e conferma il clima pericoloso che non nelle ultime settimane, ma da anni ormai, si respira sul calcio italiano, sempre più ostaggio delle frange più violente del tifo organizzato. E rischia di tramutarsi in un pericolosissimo precedente per il futuro.