Fabrizio Miccoli

Il calciatore e la mafia: Miccoli indagato per estorsione

Era uno dei giocatori italiani più bravi e talentuosi. Cresciuto in mezzo ai fichi d’India e al sole del Salento, ha poi spiccato il volo nel calcio che conta, indossando le casacche di squadre come la Ternana, il Perugia, la Juventus, la Fiorentina, il Benfica, prima di giocare sei lunghe stagioni al Palermo.

Dal 2013 Fabrizio Miccoli gioca nel Lecce. Ha dovuto “abbandonare” Palermo dopo le orrende parole pronunciate sul giudice Giovanni Falcone e intercettate due anni fa, quando il calciatore era in compagnia di Mauro Lauricella, figlio del boss del quartiere Kalsa di Palermo Antonino detto “lo scintillone”: «Vediamoci davanti all’albero di quel fango di Falcone».

Un colpo duro, inferto da un simbolo del calcio italiano contro il magistrato ucciso dalla mafia. Miccoli ha provato ad allontanarsi da Palermo, a rifarsi un’esistenza – anche calcistica – a Lecce. Ma i guai per lui non sono finiti.

È arrivata qualche ora fa una notizia che conferma le losche frequentazioni del “Maradona del Salento” con la mafia palermitana: Miccoli è ora sotto inchiesta per estorsione aggravata.

Secondo l’indagine degli inquirenti, iniziata nel 2010, il giocatore avrebbe incaricato Lauricella jr di risolvere una questione legata alle quote societarie di un fisioterapista in un locale a Isola delle Femmine: il Paparazzi. In pratica, Miccoli chiese al figlio del boss di recuperare alcuni soldi dell’amico fisioterapista, fidando di poter ottenere grazie a Lauricella gli effetti sperati.

Una brutta storia, insomma. In una conversazione tra Lauricella e Miccoli, il 22 giugno del 2010, il giocatore accenna al boss chiede esplicitamente l’urgenza della situazione: «Senti una cosa Mauro – dice Miccoli a Lauricella nel 2010 – eh… i primi di luglio poi quando vengo, dobbiamo andare a parlare con sto qua. Allora io appena scendo a Palermo ti chiamo, noi ci vediamo da soli io e te, ti spiego un po’ come è la situazione, perché non dobbiamo parlare solo della situazione mia, c’è un’altra cosa, poi ne parliamo di persona… poi andiamo a cena con questo qua e, gli diciamo le cose come stanno! Va boh?».

«Va bene – gli risponde Lauricella – te la sbrigo io appena scendi, capito?». Miccoli ha però detto ai pm che lo hanno interrogato il 23 giugno del 2013: «Non sapevo dove andare perché io non ho mai frequentato discoteche… il primo a cui ho pensato è stato Mauro, lui ci andava quasi ogni giorno, conosceva tutti».

L’indagine su di lui getta ulteriore discredito sul Maradona del Salento: quello che aveva un tatuaggio di Che Guevara sul polpaccio, che si professava comunista dentro, e che faceva saltare il popolo rosanero. E che ora rischia gravi problemi con la giustizia.

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