Petacchi

Ale-Jet Petacchi dice basta: addio alle corse a 41 anni

Avrebbe desiderato arrivare per l’ultima volta a Milano lo scorso 31 maggio, ma un malanno gliel’ha impedito; avrebbe voluto appendere per l’ultima volta un numero sulla schiena alla recente Vuelta a Venezuela, ma ancora i guai fisici hanno finito per avere la meglio. E così Alessandro Petacchi, dopo diciannove anni nel mondo del professionismo, ha deciso di dire basta, ritirandosi dalle scene che l’hanno visto un grandissimo protagonista delle volate nell’ultimo ventennio.

Basterebbero solamente alcuni dati del suo palmares per rendersi conto della sua grandezza: 179 vittorie (quarto italiano di tutti i tempi dietro a Moser, Saronni e Cipollini); 22 tappe al Giro d’Italia, 6 al Tour de France e 20 alla Vuelta a Espana; maglie di leader della classifica a punti conquistate in ciascuno dei tre Grand Tour; una Milano-Sanremo.

Nato a La Spezia il 3 gennaio del 1974, Alessandro Petacchi preferisce praticare il nuoto e l’atletica nella sua infanzia, ma all’età di 13 anni decide che è il momento di salire in bici. A 22 anni l’approdo nel mondo del professionismo, con la divisa della Fassa Bortolo. La prima vittoria arriva nel 1998 in una tappa del Tour de Langkawi, in Malesia, ma è il 2000 l’anno in cui esplode la sua stella: dieci vittorie in una sola stagione, tra cui due alla Vuelta a Espana.

Sono gli anni in cui la scena delle volate è ancora dominata da Mario Cipollini, con cui lo spezzino collabora, fino a risultare determinante nella maglia iridata conquistata dal Re Leone al Campionato del Mondo di Zolder 2002. Nel 2003 la sua ascesa è di fatto compiuta: ben ventitré vittorie all’attivo, tra cui 6 tappe al Giro, 4 al Tour e 5 alla Vuelta. E negli anni successivi non è da meno: ancora ventuno successi nel 2004 – tra cui le indimenticabili 9 volte al Giro d’Italia – e ventiquattro nel 2005. È questo l’anno d’oro per il corridore ligure, che riesce a far sua la Classicissima di primavera, la Milano-Sanremo, in virtù della sua potenza allo sprint che gli consente di stracciare tutti gli avversari, a partire da Danilo Hondo e Thor Hushovd.

Nel 2006 la gloriosa Fassa Bortolo cessa di esistere e così Ale-Jet, come comincia ad essere ribattezzato per la sua infallibilità nelle volate, decide di accasarsi alla tedesca Milram. Ancora un secondo posto alla Milano-Sanremo – quella del 2006, vinta da Filippo Pozzato – e ancora tante vittorie nei grandi Giri, dove è il faro delle volate.

Nel 2007 arriva la discussa positività al salbutamolo riscontrata dopo la tappa di Pinerolo al Giro d’Italia, in un’edizione in cui va a segno ben cinque volte. Lo spezzino si dichiara sempre innocente, ma nel maggio del 2008 viene squalificato dal TAS di Losanna, che lo priva delle sue vittorie ottenute nell’ultima annata.

Torna alle corse nell’agosto dello stesso anno con la maglia della LPR Brakes di Fabio Bordonali, per poi passare alla Lampre-Farnese nel 2010, anno in cui è nuovamente protagonista al Tour de France: sua la preziosissima maglia verde della classifica a punti, grazie a due vittorie di tappa, due secondi e tre terzi posti. Sono gli anni in cui si assiste all’inarrestabile ascesa negli sprint del nuovo astro Mark Cavendish, che più volte dichiara di apprezzare le qualità del corridore italiano, giudicandolo il maggior velocista contro cui ha avuto il piacere di battersi.

La voglia rimane quella di un ragazzino alle prime armi, ma l’età non  più giovane comincia a pesare in sella; nonostante ciò, ancora tre tappe in maglia Lampre al Giro di Baviera nel 2012. L’anno seguente annuncia una pausa dall’attività agonistica, ma poi accetta l’incarico di Davide Bramati alla OmegaPharma-QuickStep di aiutare proprio Cannonball nelle volate.

Con la squadra belga ottiene la sua ultima vittoria, il GP Pino Cerami 2014. Gli ultimi mesi sono storia recente: l’approdo alla Southeast di Angelo Citracca e l’ultima partecipazione al Giro d’Italia, conclusa un giorno prima della passerella di Milano.

Ho corso tanto, ho vinto molto, ora non ho più voglia di pedalare senza obiettivi“, sono le parole con cui Alessandro Petacchi si congeda dal mondo del ciclismo. “Ora mi dedicherò alla famiglia, al mio bimbo Alessandro e, se proprio devo fare dello sport, perché fermo non ci sto di certo, mi dedicherò al tennis. Ho voglia di fare dell’altro”, aggiunge ancora in un’intervista rilasciata di recente, non escludendo, comunque, una sua permanenza nel mondo delle due ruote, magari per salire in ammiraglia.

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