Ciò che temevamo è accaduto: l’Italia piega agevolmente l’Inghilterra, ma è fuori dal Campionato Europeo Under 21 a causa del pareggio giunto tra Portogallo e Svezia.
Bisognava vincere e sperare, si diceva alla vigilia: lo sciagurato KO subito all’esordio per mano degli scandinavi ed il pareggio – con tante occasioni sprecate – nel secondo match contro i lusitani, ci obbligava a vincere, augurandosi che nell’altro incontro da svolgersi in contemporanea non sarebbe uscito un risultato di parità che ci avrebbe estromesso dalle semifinali per differenza reti.
Ed invece così è stato. Gli azzurrini di Gigi Di Biagio riescono finalmente a sfoderare una bella prestazione allo Stadio di Olomouc, mettendo in difficoltà gli inglesi e trovando quel feeling con i gol finora mancato. L’uno due targato Belotti e Benassi tra il 25′ ed il 27′ del primo tempo chiude di fatto già i conti; ancora Benassi arrotonda il punteggio sul 3-0 al 72′ e a nulla serve la rete del 3-1 finale siglata da Redmond.
L’Italia, negli ultimi novanta minuti, il suo dovere l’ho fa. Serve soltanto aguzzare le orecchie per capire cosa sta succedendo qualche chilometro più in là. E all’82′ minuto Paciencia porta in vantaggio i portoghesi, ma la gioia dei nostri dura solo sei minuti, quelli impiegati da Tibbling per pareggiare i conti e portarsi sul definitivo 1-1.
Il famigerato biscotto è servito, dunque. Come agli Europei 2004, quando la nazionale allora guidata da Giovanni Trapattoni uscì dal torneo per un pareggio alquanto discutibile tra Svezia e Danimarca all’ultima partita del girone. Quel Danimarca-Svezia che, ironia della sorte, sarà la seconda semifinale di quest’Europeo (la prima sarà Portogallo-Germania).
Ancora una volta, però, siamo costretti ad appigliarci ai risultati altrui e non gestire con le proprie forze la situazione. Ancora una volta siamo portato ad alimentare sospetti che – pur se veritieri – non devono distogliere dal fatto che per un incontro e mezzo l’Italia ha buttato via la qualificazione per propri demeriti e per colpa di un sistema, quello nostrano, che punta tanto sui talenti stranieri, spedendo i propri all’estero o relegandoli in squadre di seconda fascia.
E soprattutto ha buttato via la qualificazione a Rio 2016, quei Giochi Olimpici in cui, ancora una volta, il nostro sport nazionale sarà assente; quei Giochi Olimpici in cui a tenere alta la bandiera italiana saranno nuovamente gli atleti degli sport cosiddetti “minori”, che per assai meno denaro svolgono con passione e sacrificio – ed evidenti risultati – il loro lavoro.