Perdere tre finali con la tua Nazionale non è mai cosa gradita. Specie se ti chiami Leo Messi, e su di te gravano dall’inizio le speranze di un popolo intero. E il paragone con “quello lì”: un tale che si chiama Diego Armando Maradona…
A poco valgono i trofei come miglior giocatore di un torneo per Nazionali. Già l’anno scorso nella finale del Mondiale brasiliano al Maracanà la Pulga di Rosario aveva ritirato il premio di miglior calciatore della competizione molto a malincuore, sfilando al fianco di una Coppa del Mondo solo sfiorata.
Sabato notte la storia si è ripetuta di nuovo: scenario lo stadio di Santiago, un altro riconoscimento personale di grande prestigio ma il trofeo più importante – la Copa America accarezzata nel 2007 – nelle mani non sue, ma di qualcun altro: di un altro capitano, di un’altra squadra, di un’altra Nazione.
Stavolta però il marziano del Barcellona è andato oltre: dopo la sconfitta tremenda ai rigori, Messi avrebbe rifiutato il premio, costringendo l’organizzazione a ritirare il trofeo facendolo letteralmente sparire dal palco allestito per le premiazioni.
La notizia, riportata dal portale argentino Minutouno, sottolinea ulteriormente il malessere emerso nel giocatore della Seleccion che continua a collezionare fallimenti con la maglia biancazzurra.
Davvero resta un mistero biblico che forse non troverà mai soluzione: come spiegare il fatto che con la camiseta blaugrana, in poco più di 10 anni Messi abbia vinto ventiquattro titoli (7 campionati spagnoli, 6 Supercoppe di Spagna, 4 UEFA Champions League, 3 Coppe del Re, 2 Supercoppe UEFA e 2 Mondiali per club) e con l’Argentina appena due (Mondiale Under-20 nel 2005 e oro olimpico a Pechino 2008)?
Messi, una contraddizione in termini. Anche perché l’oro olimpico nel calcio conta come un due a briscola e non può lontanamente sfiorare il prestigio dato da un Mondiale, che l’Albiceleste non conquista addirittura da 28 anni, o da una Copa America, che a Buenos Aires non vedono dal 1993.
Messi è il piccolo Atlante che sulle piccole spalle di Pulce regge il destino pallonaro di un intero Paese, in attesa del trionfo Albiceleste. In patria il processo è già partito – o forse non si è mai fermato: «il problema di Messi è che non è abbastanza argentino», l’opinione più diffusa tra addetti ai lavori e appassionati.
Le diagnosi su Messi, malato cronico di Argentinite, si sprecheranno da qui ai prossimi mesi, ai prossimi mesi. Di sicuro per la Pulce l’Albiceleste sta diventando un incubo infinito. Un calvario di amarezze, che rischia di rovinargli una carriera favolosa.
Sullo sfondo, come al solito, il solito dubbio: è più forte Messi o è più forte Maradona? Finché non arriverà una vittoria Mondiale, la risposta la sappiamo già tutti…