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Tour de France, la conta dei danni in attesa del pavé

Una frazione che rimarrà tristemente nella storia, la terza del Tour de France 2015. Non soltanto per l’arrivo inedito sul muro di Huy, dove è tradizionalmente posto il traguardo della Freccia-Vallone, che ha visto la vittoria di Joaquin Rodriguez davanti al nuovo leader della generale Chris Froome, quanto per la drammatica caduta che, al chilometro 100 di gara, ha coinvolto quasi cinquanta corridori, costringendo gli organizzatori a neutralizzare temporaneamente la corsa per permettere i soccorsi.

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È una scivolata di William Bonnet (Fdj) a creare un effetto domino: tanti vanno giù, sui prati o, peggio, contro il palo della corrente elettrica. E i danni sono notevoli.

Dalle stelle alle stalle in meno di ventiquattr’ore: il lunedì 6 luglio 2015 di Fabian Cancellara è certamente da dimenticare. Con addosso la maglia gialla, il fuoriclasse elvetico finisce anch’egli a terra. Sperava di poter resistere sul muro di Huy per provare a difendere per il trentesimo giorno il simbolo che contraddistingue il leader della generale. Ed invece, quello che è stato annunciato come probabile ultimo Tour, si è rivelato un dramma: due vertebre fratturate e addio nuovi sogni: proprio come questa primavera quando, alla vigilia delle Classiche da lui predilette, una caduta ad Harelbeke l’aveva messo fuorigioco ancor prima del via della vera Campagna del Nord.

E in tanti escono con le ossa rotte, purtroppo nel senso letterale del termine. L’elenco è lunghissimo: William Bonnet (Fdj, colui da cui è partito tutto, ha riportato un trauma cranico e cervicale ed una frattura multipla ad una vertebra), Dimitri Kozontchuk (Katusha), Greg Henderson (Lotto Soudal), Johan Vansummeren (Ag2R La Mondiale), Tom Dumoulin e Ramon Sinkeldam (Giant-Alpecin), Simon Gerrans, Daril Impey, Michael Matthews, Michael Albasini e Simon Yates (Orica-GreenEDGE), Rigoberto Uran (Etixx-QuickStep), Laurens Ten Dam e Wilco Kelderman (LottoNL-Jumbo), Daniel Oss (Bmc), Alberto Rui Costa e Filippo Pozzato (Lampre-Merida), Mathias Frank, Mathias Brandle e Sylvain Chavanel (IAM Cycling), Bartosz Huzarski e Jose Costa Mendes (Bora-Argon18), Tyler Farrar, Reinardt Janse van Rensburg e Daniel Teklehaymanot (MTN Qhubeka). E poi altri che non hanno riportato – fortunatamente – nulla di serio.

Alcuni di loro non ce l’hanno fatta a ripartire già ieri per la gravità delle conseguenze, altri daranno forfait questa mattina, altri ancora proveranno a stringere i denti. Una tegola non indifferente, prima di tutto per la salute dei corridori; poi, sul piano sportivo, un’evidente penalizzazione per alcuni team in vista della cronosquadre prevista per domenica prossima.

“C’è stata prima una caduta di una ventina di corridori: in quel momento nessuno conosceva l’entità dei danni, ma abbiamo avuto delle fratture della clavicola, dei traumi cranici, ecc. – sono le parole rilasciate a L’Equipe da Christian Proudhomme, patron della Grande Boucle – Poco dopo, un’altra decina di corridori son finiti a terra, per un totale di circa quaranta corridori. Le quattro ambulanze e le due vetture mediche erano ferme per curarli, per cui non c’era più nessuna ambulanza per occuparsi dei 120 corridori rimasti e abbiamo dovuto neutralizzare la corsa”.

Si proverà a ripartire quest’oggi, in una frazione che già incute timore: ci sarà il pavé da affrontare, nella Seraing-Cambrai.

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