Giungono alcune importanti novità sul fronte delle candidature per le Olimpiadi 2024. Accanto alle città europee Roma, Parigi, Amburgo e Budapest, non appare più nella lista – ancora provvisoria – la statunitense Boston.
Secondo quanto riporta il Boston Globe, la metropoli californiana ha espresso la ferma intenzione di rinunciare ad ospitare l’evento a cinque cerchi perché, come affermato dal sindaco Martin J. Walsh, non è possibile “mettere a rischio i soldi dei contribuenti“. Sarebbe dunque di natura economica il motivo del forfait, con il primo cittadino che ha aggiunto di non essere disposto ad “ipotecare il futuro della città” senza poter dare solide garanzie ai propri concittadini. Dello stesso parere il governatore Charlie Baker, contrario sin dal primo momento alla candidatura di Boston.
Gli Stati Uniti, la cui ultima Olimpiade ospitata risale al 2002 (Giochi Invernali di Salt Lake City, mentre l’ultima edizione fu Atlanta 1996) avranno tempo fino al 15 settembre per decidere se scegliere un’altra città – Washington quella più probabile, Los Angeles assai meno – o se rinunciare completamente ad avanzare la proposta, consapevoli del fatto, con i Giochi del 2020 già assegnati a Tokyo, per il sistema delle turnazioni sarà probabilmente una città europea ad ospitare la manifestazione olimpica del 2024.
Al tempo stesso, però, un’altra città nordamericana ha manifestato interesse verso l’evento sportivo planetario. Si tratta di Toronto che, forte del successo recentemente riscontrato per l’organizzazione dei Giochi Panamericani 2015, vuol puntare ancora più in alto. Marcel Aubut, presidente del Comitato Olimpico del Canada, ha espresso la sua volontà di organizzare i Giochi Olimpici in una recente intervista a Radio Canada e si attende ora l’ok del consiglio comunale prima del comunicato ufficiale.
La città dell’Ontario era già in lizza per i Giochi del 1996 e del 2008, poi andati rispettivamente ad Atlanta e Pechino. La decisione definitiva avverrà, lo ricordiamo, in occasione del congresso del Cio previsto a Lima, Perù, nel settembre del 2017.