Doveva essere una partita spumeggiante: è stato un match da infarto! Il Barcellona si prende la sua quinta Supercoppa Europea, ma onore a un Siviglia sontuoso e con un cuore grande così.
L’uomo del destino, per i blaugrana, ha un solo nome: si chiama Pedro e, fino a qualche giorno fa, era pronto con le valigie in mano ad andarsene dalla Catalogna.
Ora, nella stupenda serata di Tbilisi, è stato di nuovo lui a suggellare la finale, proprio come nel 2009, e sempre – incredibile solo da pensare – al 115′.
In Italia abbiamo la ‘zona Cesarini’; in Spagna, da stasera, hanno la ‘zona Pedro’…
Allora in panchina c’era Guardiola, stavolta c’è Luis Enrique ma il risultato non cambia: Pedrito segna con un tap-in velocissimo dopo un’azione rocambolesca scaturita da una punizione di Messi ed esulta di rabbia. Come chi ha già un piede fuori dalla festa, mentre i compagni lo festeggiano come non mai.
Proprio grazie a Pedro l’allenatore blaugrana può ora sognare il sextete riuscito, guarda un po’, proprio al suo amico e compagno Pep nel 2009: l’anno in cui Pedrito segnò in Supercoppa.
È stata però, lo ribadiamo, una partita pazzesca, con punizioni magistrali, remontade e contro-remontade, occasioni clamorose sottoporta. Il Siviglia esce dal campo sconfitto nel risultato ma vincitore morale: tutti i nuovi hanno giocato benissimo, e solo un episodio alla fine ha sancito la vittoria dei rivali catalani.
Raramente vedremo uno spettacolo simile, quest’anno: uno spettacolo cominciato con tre autentiche gemme quasi in fotocopia.
Gli andalusi erano andati pure in vantaggio dopo tre minuti, con un destro a giro su punizione di Ever Banega, argentino come Messi ma non tanto abituato a colpi del genere. Il Barca va sotto ma trova la forza di reagire quasi istantaneamente.
A calare la rimonta ci pensa sempre lui, l’extraterrestre venuto da Rosario: due punizioni diverse per qualità ma uguali per risultato. La prima, al 7’, è una parabola morbidissima che manda Beto per farfalle costringendo a insaccarsi lui dentro la rete; la seconda al 16’ è un altro pezzo di bravura balistica con tanta potenza in più.
Manca Neymar, ma nessuno se ne accorge: Messi fa il Messi e manda in affanno tutta la difesa andalusa; Suarez si vede annullare ingiustamente un gol per fuorigioco, se ne divora un altro, ma poi serve a Rafinha il gol che chiude il primo tempo sul 3-1.
Dopo l’intervallo pronti via e il Barcellona cala il poker: Tremoulinas fa un passaggio azzardato sulla propria trequarti, a Busquets non sembra vero, passaggio per Suarez che stavolta segna per davvero. Partita finita? Solo virtualmente.
Proprio quando sembra andare al tappeto, il Siviglia reagisce come una belva graziosa e comincia una rimonta incredibile che acquista ben presto i contorni dell’epica. Accorcia prima Reyes al 57’, poi Gameiro segna su rigore al 72’ (fallo di Mathieu su Vitolo) e infine i due nuovi arrivati in attacco siglano il pazzo, folle 4-4!
Appena entrati dalla panchina, Ciro Immobile su uno svarione della difesa blaugrana innesca Konoplyanka che a porta vuota all’81’ firma il pari che porta tutto ai supplementari. Luis Enrique è stizzito, Unai Emery sogna finalmente lo sgambetto al Barca (lui che in 19 gare non l’hai mai battuto).
Si va all’extratime. Succede poco niente, i sussulti sono pochissimi, si comincia a intravedere il dramma sportivo dei rigori e invece ecco il coniglio pescato dal cilindro. Lo trova Pedro, come detto. Col suo gol, si va sul 5-4.
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Il Siviglia però ha più vite di un gatto e si butta a capofitto in avanti, sfiorando lo straordinario 5-5: ma prima Coke di testa e poi Rami in proiezione offensiva da due passi spediscono incredibilmente fuori.
Il Barcellona vince così la sua quinta Supercoppa Europea, aggancia il Milan nell’albo d’oro e consente a Luis Enrique di essere il quarto nella storia ad alzarla sia da giocatore che da allenatore. Tutto, di nuovo, grazie a Pedro.