Riecco la Serie A: il campionato è ricominciato, e il risultato più eclatante del primo turno è ovviamente la sconfitta interna della Juve. Ma non solo…
La prima giornata si era aperta, in verità, col mezzo passo falso della Roma, bloccata 1-1 a Verona dall’ottimo team di Mandorlini.
Ad aggiungere però ulteriore pepe al probabile duello scudetto di quest’anno è stato però la clamorosa débâcle casalinga dei bianconeri.
Nella sua storia la Juventus non aveva mai perso il debutto di Serie A giocato in casa (fino a ieri 33 successi e 7 pareggi); a ribaltare completamente gli annali e i pronostici ci ha pensato l’Udinese col gol, quasi uscito dal nulla, di Cyril Thereau.
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Uno 0-1 pesantissimo per i bianconeri di Allegri, rimasti orfani in estate di campioni di livello mondiale come Tevez, Pirlo e Vidal e quindi alle prese con la ricostruzione di un’identità – e di un gioco – nuovi. Il tecnico livornese predica calma e pazienza, ma domenica c’è già il big match con la Roma: non varrà una stagione intera, ma bisogna da subito dare un segnale forte.
Non solo il flop juventino. Altre due grandi in attesa di risorgere sono inciampate al primo ostacolo. A iniziare dal Milan di Sinisa Mihajlovic, tornato da Firenze con un pesante 2-0 al passivo e con le ossa praticamente fracassate dall’ottima Viola messa in campo da Paulo Sousa, che si candida dal canto suo a essere la piacevole sorpresa della stagione.
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Ai rossoneri manca ancora qualcosa, specie a centrocampo; anche la difesa è da rivedere, con Rodrigo Ely che si è fatto espellere per troppa esuberanza provocando la punizione dell’1-0, e Romagnoli che ha causato il rigore del 2-0 fiorentino.
Forse il Diavolo dovrebbe intervenire qui, piuttosto che svenarsi per il ritorno – mal visto non solo da Boban, ma anche e soprattutto dalla piazza – di Mario Balotelli.
Brusco k.o. anche del nuovo Napoli targato Sarri: gli azzurri (in veste rossa) non hanno smosso la classifica facendosi infilare di rimonta dal Sassuolo dei miracoli. Un 2-1 che però dà l’idea di una squadra che non ha saputo concretizzare le tante iniziative create specie sull’1-1.
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Il vantaggio di Marek Hamsik (è la quarta volta negli ultimi cinque campionati che lo slovacco va a segno nella gara d’esordio) e la spinta offensiva sono segnali incoraggianti, ma il tecnico toscano dovrà lavorare ancora tanto sugli automatismi difensivi, visto che il Napoli continua ancora a incassare gol.
Alla fine dunque, oltre alla Fiorentina nello scontro diretto, tra le grandi hanno vinto solo la Lazio (2-1 sabato a un coriaceo Bologna)
e l’Inter che deve ringraziare in ginocchio e con le mani giunte il suo nuovo fantasista.
Stevan Jovetic si è presentato a San Siro come meglio non poteva: tanta corsa e tanta sostanza in attacco e, soprattutto, il gol che a una manciata di secondi dalla fine ha piegato le resistenze di un’eroica Atalanta ridotta in dieci.
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E il montenegrino non era nemmeno nell’undici titolare, ed è entrato solo a partita iniziata sostituendo Mauro Icardi: un’autentica manna per Mancini, che giocando con uno Jo-Jo vuole riportare in alto l’Inter.
La vittoria più larga di giornata la ottiene la Sampdoria: Zenga accantona gli spauracchi e dimostra che forse la situazione in casa Doria è tornata tranquilla. La sua Samp viaggia a forza cinque: il 5-2 al neopromosso – e malcapitato – Carpi forse ha fatto scoppiare la pace sul serio tra il tecnico e il resto dell’ambiente.
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In grande spolvero il tandem d’attacco Eder-Muriel, una doppietta a testa, e il neoacquisto Fernando (superba punizione a baciare la traversa). Uno scampolo di partita e un bentornato dal Ferraris al pupillo Antonio Cassano, ancora sovrappeso ma pronto a rituffarsi nel calcio che conta.
Belli, anche se inutili, i primi gol carpigiani nella massima serie firmati da Lazzari e Matos. Carpi visibilmente frastornato: Castori dovrà ora essere bravo a leccare le ferite e a ripartire subito sulla strada chiamata salvezza.
La Sampdoria sotto sotto gode anche perché l’altra metà di Genova piange: il Genoa viene sconfitto a Palermo proprio nel recupero da una rete in mischia del difensore El Kaoutari (gol all’esordio per il marocchino).
Una doccia gelata, per Gasperini; una goduria per Iachini che per il terzo anno di fila siede sulla panchina rosanero: e anche questo è un record, vista la fama di ‘ammazzavampiri’ di Zamparini.
In una giornata che ha visto appena un pareggio, tra l’altro quello del primo anticipo fra Verona e Roma, da registrare anche altri due successi esterni, entrambi in rimonta.
Il primo è quello del Torino, coi granata che sono riusciti a fare bottino pieno al Matusa contro l’altra matricola, il Frosinone, che all’intervallo era andato addirittura in vantaggio col primo gol dei ciociari nella storia della Serie A segnato da Danilo Soddimo.
La rimonta granata ha portato la firma di uno che ormai è una bandiera per l’altra sponda di Torino, Fabio Quagliarella, e da uno dei nuovi arrivati, la promettentissima speranza (anche in azzurro) Daniele Baselli. Ventura può sorridere: il Toro cambia pelle, ma incorna sempre.
L’altra vittoria in rimonta la conquista il Chievo, che sbanca il Castellani di Empoli con un roboante 1-3: vantaggio azzurro di Saponara rintuzzato nella ripresa dall’onda clivense, 3 reti in dieci minuti circa con Meggiorini, Birsa e Paloschi, il meglio che i gialloblù sanno offrire lì davanti.
Giampaolo invece dovrà lavorare tanto quest’anno per mantenere l’identità della squadra toscana consolidatasi lo scorso anno.