Verdetti attesissimi – e in alcuni casi sorprendenti – nel tappone pirenaico della 70^ Vuelta a Espana. La frazione di Andorra, con sei vette da scalare, fino all’arrivo a Cortals d’Encamp, ha ridisegnato la classifica generale, chiarendo finalmente lo stato fisico dei big.
E tra i big il numero uno è senza dubbio Fabio Aru, la nuova maglia rossa. Sembra essere tornati all’ultimo Giro d’Italia, quando la Astana dominava la corsa con quei due venticinquenni terribili che si spartivano tappe e podio. E anche quest’oggi il team kazako è stato protagonista di una prova superba: libertà a Mikel Landa, già fuori classifica, di andare a cogliere un prestigiosissimo successo parziale, e priorità al sardo in ottica generale.
Il Cavaliere dei quattro Mori è stato quest’oggi impeccabile: pimpante sin dall’avvio, ha sferrato il colpo decisivo ai meno cinque al traguardo, staccando uno Joaquin Rodriguez (Katusha) ultimo ad arrendersi ed infliggendo agli altri distacchi davvero severi.
Qualcuno ha magari storto il naso nel vedere lo spagnolo libero di andare a vincere, anziché aiutare l’italiano a guadagnare maggior margine sugli avversari. Ma è lo stesso corridore sardo a spiegare tutto, assicurando come tutta la tattica fosse stata già decisa sin dal mattino e che Landa avrebbe potuto giocarsi le sue chances di successo, mentre lo stesso Aru avrebbe beneficiato del gran lavoro svolto dai suoi compagni. La Vuelta è lunga e la seconda settimana metterà a dura prova ciascuno dei partecipanti, ma l’intento della maglia bianca dell’ultimo Giro è chiaro: “Obiettivo roja Madrid“.
Tra coloro che hanno subito una severa lezione, spicca indubbiamente Nairo Quintana (Movistar), febbricitante, che ha pagato al traguardo oltre 4′, ma soprattutto Chris Froome (Team Sky), che ha chiuso a 8 minuti di distacco dal vincitore Landa.
E, per il britannico, una giornata no cominciata poco dopo l’avvio con la caduta (contro un guard rail di legno) che l’ha evidentemente condizionato (pur con la sensazione che il kenyano bianco non fosse comunque al 100% dei propri mezzi), e proseguita con la pesantissima caduta di stile, quando si è lasciato andare davanti alle telecamere, in un italiano che dimostra di conoscere nelle sue forme più turpi, una violenta imprecazione (preferiamo non riportarne il video) rivolta ad una moto troppo ravvicinata.
Le moto, già. Perché anche quest’oggi le vetture di corsa ne hanno combinata un’altra. Troppo recente l’episodio di Peter Sagan costretto al ritiro per colpa di una motocicletta ed ecco un suo compagno di squadra – ancora la Tinkoff-Saxo, dunque – obbligato ad alzare bandiera bianca per un motivo analogo. Il malcapitato protagonista è stato Sergio Paulinho, portato in ospedale, dove è stato medicato con 17 punti di sutura. Quanti casi dovranno ancora succedere prima che siano presi seri provvedimenti? Lì chiede a gran voce la squadra russa, dicendosi pronta a non avviare azioni legali se l’Uci saprà agire seriamente e minacciando di ritirare la squadra dalla corsa. E vedremo se questa sarà la volta buona.
Ma intanto, domani è un altro giorno: Escaldes-Engordany. Andorra-Lleida, 12^ tappa.
AGGIORNAMENTO 03/09. Chris Froome abbandona la Vuelta. Gli esami medici cui si è sottoposto in seguito alla caduta ad Andorra hanno evidenziato la frattura dell’osso navicolare, dunque addio ai sogni di doppietta Tour-Vuelta.