A Euro 2016 ci sarà più di un’Italia; non solo la nostra Nazionale, ma anche un allenatore connazionale che siede su una panchina straniera: Gianni De Biasi, ct dell’Albania.
Il mister trevigiano è riuscito nell’impresa inimmaginabile appena due anni fa: portare le Aquile rossonere alla conquista del loro primo Europeo del pallone (primo grande torneo della loro storia).
La prima volta, De Biasi così come tutto il popolo albanese, non la scorderanno mai: il 3-0 rifilato all’Armenia ad Erevan ha consentito ai balcanici di entrare a Euro 2016 dalla porta principale, in un girone in cui c’erano fra le altre Portogallo, Danimarca e Serbia, squadre non proprio tra le ultime arrivate e molto più blasonate della piccola nazionale con Tirana come capitale.
Questo però è l’anno buono per la Shqipëria: già l’approdo dello Skenderbeu prima ai preliminari di Champions, e poi alla fase a gironi di Europa League, aveva fatto capire che questo sarebbe stato forse l’anno del vero riscatto calciofilo dell’Albania.
L’impresa portata a termine da De Biasi arriva dunque alla fine di un anno molto ricco di soddisfazioni: frutto però, come sempre avviene nel calcio – e nella vita – di sudore, programmazione e sacrificio.
«Tre anni e mezzo fa c’erano pochissimi giocatori e io ho detto loro che se avessero seguito le mie richieste e se avessimo creduto nelle nostre possibilità, avremmo ottenuto un successo importante – ha commentato il tecnico italiano, un passato da calciatore nell’Inter e svariati giri sulle panchine della Penisola, comprese un paio di parentesi su quella del Toro.
«Qualcuno si mise a ridere, ma adesso ci viene dietro ed esulta con noi. Tutto questo è stato il frutto del lavoro, il mio, quello di Tramezzani, Bogdani e tutti gli altri che lavorano con me e hanno contribuito a far raggiungere all’Albania il suo sogno. È la più grande soddisfazione della mia carriera, abbiamo fatto felici tutti gli albanesi, quelli che vivono in patria e i tanti sparsi all’estero. Ci ha spinto un popolo intero».
Un orgoglio italo-albanese, quello di De Biasi: trapiantato ormai a Tirana, dove ormai stanno pensando alla cittadinanza onoraria (la laurea, nel frattempo, gliel’hanno data: in una cerimonia tenutasi lo scorso 3 ottobre, il tecnico è stato insignito della laurea honoris causa in Scienze Sociali dell’Università Europea di Tirana).
Da quelle parti infatti nessuno aveva mai visto una Nazionale capace di battere in trasferta il temibile Portogallo (quello di CR7, mica uno qualunque, battuto 0-1 nel settembre ’14) e in amichevole la Francia nel giugno di quest’anno.
Merito senz’altro di De Biasi, ma anche di tutto il suo staff: a partire dai vice allenatori Angelo Pereni, Paolo Tramezzani ed Erjon Bogdani (miglior marcatore della storia delle Aquile con 18 reti), fino al preparatore atletico Alberto Belle e all’osteopata Filippo Iori.
Tutti al servizio di una squadra che annovera nomi noti anche al pubblico italiano: dal portiere Berisha al capitano Lloris Cana (ora al Nantes, ma compagno di squadra di Berisha stesso alla Lazio nei scorsi anni), da Basha passato negli scorsi anni in Serie A e B fino a Hysaj a Memushaj, due sicuri talenti del calcio albanese.
Le Aquile volano dunque a Euro 2016: guidate da una Colomba, Gianni De Biasi, che dove è andato si è comportato sempre con stile. Sapendo che per emergere devi lottare e sacrificarti; sapendo che poi, se vinci insieme a un popolo, la goduria è doppia.