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Ivan Basso, la nuova vita da dirigente: “Mi ispirerò a Sacchi”

Comincia una nuova carriera nella vita di Ivan Basso. Appesa la bicicletta al chiodo, dopo anni di onorato professionismo e tanto rispetto acquisito sulla strada e fuori, l’ormai ex atleta varesino si appresta ad intraprendere la sua nuova attività da manager.

Sarà la Tinkoff, la squadra nelle cui file ha militato nel corso delle ultime due stagioni, ad inaugurare la nuova era, e lui, motivatissimo come sempre, afferma: “È come se fossi tornato professionista nel 1999”.

Ma quale sarà effettivamente il suo ruolo nella compagine russa diretta da Oleg Tinkov? “Sarò l’uomo di fiducia per tutti, un compagno leale dei direttori sportivi e degli allenatori”, dichiara ai microfoni della Gazzetta dello Sport. “Un uomo squadra”, dunque, “per dare e imparare”, per ascoltare e parlare ai corridori e metterli nella condizione di ottenere il massimo.

E così si troverà a dispensare consigli a colleghi che da anni lo stima profondamente, come Alberto Contador, o a chi, come il campione del mondo Peter Sagan, ha compiuto i primi passi da professionista proprio al suo fianco in maglia Liquigas. Tutta la squadra avrà ora un fratello maggiore, un amico su cui contare in caso di necessità.

Per ottenere il pass da dirigente, il due volte vincitore del Giro d’Italia sarà chiamato a seguire, dal 9 al 14 novembre ad Aigle, sede dell’Uci, un corso, cui ne seguiranno ulteriori tre organizzati dalla Federciclismo italiana, al termine dei quali potrà a tutti gli effetti salire in ammiraglia e svolgere il ruolo che tanti italiani stanno compiendo con successo nelle più balsonate squadre del mondo.

E poiché le motivazioni sono sempre altissime, la formazione inizierà sin da subito, attraverso incontri con grandi dirigenti che hanno fatto la storia dello sport. A cominciare da Arrigo Sacchi, che nel calcio ha reso grande il Milan a cavallo degli anni Novanta, per poi arrivare ad un passo dal trionfo mondiale come ct dell’Italia. E tanti altri, da Francesco Guidolin a Mauro Berruto, “il filosofo del volley”, per cercare di capire ogni segreto su come gestire le “risorse umane”.

Il ciclismo resta la mia vita“, conclude Ivan, sottolineando però di non avere alcun rimpianto per aver smesso i panni da corridore, ma di essere felice di guardare con fiducia ed entusiasmo a questa nuova avventura.

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