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Wada, 6 nazioni non conformi nella lotta al doping

La Wada fa sul serio. L’Agenzia Mondiale Antidoping, dopo aver pubblicato il dossier sul doping di stato praticato in Russia, che ha condotto all’esclusione dei suoi atleti dalle competizioni internazionali previste per il prossimo anno, Giochi Olimpici di Rio 2016 compresi, prosegue nella sua battaglia alla ricerca della trasparenza.

L’organizzazione ha nelle scorse ore diffuso un dossier in cui sono citate le nazioni che occorre monitorare in quanto considerate non sufficientemente adeguate nella lotta al doping, secondo gli standard internazionali. Si tratta di sei Stati, tra cui, ovviamente, la stessa Russia, la cui Agenzia nazionale, la Rusada, poco ha fatto contro il dilagante utilizzo di pratiche illecite.

Il ministro russo dello sport Vitaly Mutko, che già nei giorni precedenti aveva aspramente criticato il verdetto IAAF sul divieto di prendere parte alle gare nel 2016, “deplora” anche questa decisione, pur aggiungendo di “accettare” quanto predetto e cominciare sin da subito ad occuparsi di risolvere alla radice tali problemi. A tal proposito, il membro del governo Putin ha già dichiarato di voler mandare in pensione la Rusada, sostituita da un nuovo ente composto da uno staff completamente nuovo.

Ma quali sono le altre nazioni coinvolte? Contemporaneamente alla pubblicazione del dossier anti-Russia, la Wada aveva dichiarato guerra alle federazioni sportive di Turchia e Kenya. Tuttavia, ad essere immediatamente sotto esame sono Israele e Andorra, rei di non aver rispettato i codici antidoping 2015, e Argentina, Bolivia e Ucraina, i cui laboratori risultano non accreditati nella lotta al doping.

Non è finita qui. La stessa Agenzia Mondiale, presieduta dal britannico Craig Reddie, invita anche Belgio, Spagna, Brasile, Grecia e Messico a mettere a punto sistemi idonei che contribuiscano a debellare quella che oggi è la piaga numero uno nello sport. E avranno tempo fino a marzo 2016 per farlo e non incorrere in eventuali sanzioni.

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