Si tira un sospiro di sollievo in casa Lampre-Merida. Il Tribunale di Mantova ha infatti assolto tutti gli imputati – 26 tra dirigenti e corridori del team WorldTour italiano – respingendo in tronco le accuse mosse dal pm Condorelli circa presunte violazioni, risalenti ormai a otto stagioni fa, del codice antidoping.
Mentre i ventisei rappresentanti della squadra blu-fucsia sono stati scagionati perché “il fatto non sussiste” o “il fatto non costituisce reato”, come recita la sentenza pronunciata dal giudice Giuditta Silvestrini, sono soltanto in due a pagare: il farmacista Guido Nigrelli, condannato a otto mesi (pena sospesa) e settemila euro di multa, oltre al pagamento delle spese processuali e alla sospensione dalla sua attività di farmacista, e il cicloamatore Sebastian Gilmozzi, che dovrà scontare una pena di cinque mesi (sospesa) e una multa di 4500 euro.
Dopo sette anni di indagini, escono vincitori molti big delle due ruote come Alessandro Ballan, che a questo punto può davvero sognare un rientro alle corse per chiudere dignitosamente la sua carriera (magari in quella Southeast che aveva mostrato interesse negli ultimi tempi, ma il cui accordo col ciclista veneto era principalmente legato all’esito dell’inchiesta) e Giuseppe Saronni, dirigente Lampre assieme a Fabrizio Bontempi, peraltro unico del team presente in aula, ma per il quale era già stata chiesta l’assoluzione.
L’avvocato di Saronni Federico Cecconi esprime “massima soddisfazione” per l’esito dell’Inchiesta di Mantova, che ribadisce la “correttezza ed estraneità ai fatti” del suo assistito. Arriva poi il comunicato ufficiale della Lampre-Merida, in cui si ringraziano i legali e tutti coloro che hanno mostrato fiducia per l’operato della squadra italiana.
“Il Tribunale di Mantova rende così giustizia a una squadra attiva nel mondo del ciclismo da quasi un quarto di secolo, ben al di sopra degli stolti e reiterati tentativi di strumentalizzazione che nel tempo hanno reso ancor più difficoltoso il cammino nel World Tour”, conclude la nota.