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Atletica, 2015 annus horribilis: ora testa (e speranze) tutte a Rio

2015 anno da dimenticare, per l’ atletica italiana: Mondiale da zero in condotta (e sul medagliere), caos doping e ben poche certezze. Si spera in Rio.

La crisi dell’ atletica azzurra in realtà è cominciata già da qualche anno, ma Pechino 2015 è coinciso col peggior risultato di sempre nella storia dell’atletica leggera battente bandiera italiana: zero medaglie, appena 4 finalisti e neppure uno straccio di orgoglio mostrato su tartan o erba.

Il bello è che ormai i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro dell’anno prossimo incombono, ma all’orizzonte non s’intravede neppure una pallida speranza di rinascita. La sensazione è che la spedizione azzurra che prenderà l’aereo per il Brasile butterà tutta se stessa su un solo nome: quello del rientrante Alex Schwazer.

Il marciatore altoatesino, reduce dalla squalifica per doping che è ormai prossima alla fine, sta lavorando sodo in vista anche della Coppa del Mondo di marcia e, ovviamente, per Rio 2016: l’appuntamento brasiliano della prossima estate vale per Schwazer come l’occasione più ghiotta per il riscatto personale dopo le ben note vicende che lo hanno riguardato.

Al di là della prontezza con cui il campione della marcia di Pechino ’08 tornerà a correre, l’atletica azzurra può vantare ben altro su cui contare. In attesa di avere notizie più certe sui 26 coinvolti nel recente scandalo degli omessi controlli antidoping, la Federazione e gli appassionati fanno la conta centellinata delle altre speranze.

Certo, ci sono Gianmarco Tamberi e Marco Fassinotti (e forse anche Silvano Chesani) nel salto in alto; Alessia Trost nella stessa disciplina e Daniele Greco nel triplo; e ci sono infine, se non soprattutto, uomini e donne runners: da Valeria Straneo, Anna Incerti, Daniele Meucci e Ruggero Pertile nella maratona, e le marciatrici Eleonora Giorgi, Elisa Rigaudo e Antonella Palmisano.

Ma l’elenco è davvero ridotto all’osso: la spedizione italiana dell’atletica che si prepara a Rio ha davvero i numeri contati. Tanta speranza, l’illusione perpetua di qualche exploit e la certezza di uno spaventoso anonimato.

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