Pausa di riflessione: è questo il titolo della nuova rubrica firmata Mondiali.net. Uno spazio dedicato al ciclismo, in cui riflettere di ciò che avviene nel mondo delle due ruote, dei personaggi di volta in volta protagonisti e del dietro le quinte.
La settimana appena conclusa ha visto andare in porto le prime corse del 2016: il Tour Down Under e il Tour de San Luis. È sulla seconda che vogliamo soffermarci perché è la rassegna argentina che ci offre spunti interessanti su cui spendere qualche riga.
Partiamo dalla conclusione. Arriva l’ultimo giorno l’unico successo dell’Italia nella manifestazione: Jakub Mareczko batte Elia Viviani sul traguardo di San Luis. Uno sprint fratricida, quello tra i due connazionali militanti nella stessa squadra (la nazionale italiana), protagonisti di uno scontro finale poco piacevole.
Il veronese del Team Sky preferisce non parlare nel dopo gara, ma agisce: niente podio, ma di corsa in albergo perché visibilmente contrariato. Protocollo di premiazione non rispettato, certamente a torto, ma giustificato dal fatto che doveva essere sua quella vittoria, sottrattagli da chi invece gli ha tirato la volata, ovvero dall’azzurro più vincente della passata stagione (13 centri).
“Dovevo tirare la volata ad Elia, poi nel finale ci siamo persi […] mi sono trovato spalla a spalla con Elia a pochi metri dal traguardo“, è stata la spiegazione fornita dall’uomo Southeast ai microfoni di tuttobici. Kuba è un fuoriclasse degli sprint e sarà senza dubbio l’azzurro di riferimento degli anni avvenire, ma il modo in cui è stata gestita la situazione lascia non poche perplessità in seno agli spettatori e al commissario tecnico Marino Amadori, che dovrà quanto prima placare gli animi esagitati.
Dall’altra parte, al San Luis si è celebrata la vittoria finale di Dayer Quintana. Si, proprio lui, il fratellino minore del più conosciuto Nairo. Vissuto finora all’ombra dell’ex vincitore del Giro d’Italia, Dayer, ventitreenne, si è tolto la soddisfazione di portarsi a casa la più importante gara della sua giovane carriera proprio davanti al fratello, terzo finale.
“Nella storia pochi fratelli sono stati in grado di vincere la stessa corsa – osserva davanti ai media – questo risultato è davvero gratificante […] è una grande soddisfazione”. Ma il pensiero va ad Adriano Malori, ancora ricoverato in ospedale dopo la bruttissima caduta di tre giorni fa. Il parmense sta meglio, ha riconosciuto il suo medico,ma la strada per il pieno recupero appare piuttosto lunga.
“Questa nostra vittoria di squadra è per lui“, osserva Nairo, “particolarmente legato” al corridore italiano per essere stato al suo fianco in tante occasioni al Giro e al Tour. “Ci manca e dispiace immensamente partire lasciandolo qui in un ospedale […] Forza Adriano!“.
Un grande in bocca al lupo a Malori, così come ai sei ciclisti della Giant-Alpecin coinvolti in un incidente in allenamento.