Un nome, malgrado tutto, sulla bocca di tutti: col derby di ieri sera Roberto Mancini ha raggiunto uno dei momenti più bui della sua carriera. Ora un turno stop in Serie A.
A dare seri grattacapi al tecnico jesino non è solo l’Inter, che ha concluso ieri un gennaio a dir poco nero – con appena due vittorie, solo una delle quali, col Napoli, particolarmente convincente – col perentorio 3-0 incassato dal Milan. Una sconfitta che apre scenari ancor più foschi in casa nerazzurra per il prosieguo.
Ora Mancini deve preoccuparsi di Mancini: le cadute di stile, le polemiche, le risposte stizzite hanno trasformato l’allenatore interista nel più “cattivo del reame”. Già tre espulsioni rimediate in Serie A (con Bologna e Palermo, e poi ovviamente nel derby) e un aplomb caduto nel dimenticatoio nelle ultime settimane.
Lui che era stato il primo a pretendere rispetto, tre settimane fa, in occasione del polemico finale di partita di Coppa Italia col Napoli e le accuse a sfondo omofobico di Maurizio Sarri, è finito ora nel calderone delle polemiche.
Prima l’espulsione per proteste – esagerate – nei confronti dell’arbitro Damato, poi il gestaccio rivolto alla tribuna rossonera mentre imboccava gli spogliatoi, e infine le parole irriguardose e per nulla eleganti nei confronti della giornalista Mediaset Mikaela Calcagno.
Insomma, un Mancini particolarmente nervoso e pieno di fuoco volgare, pronto a prendersela con tutto e tutti. Il momento è fra i più delicati della sua carriera, sicuramente lo è per la sua annata che si era aperta in maniera sorprendente con l’Inter a menare le danze per lungo tempo in Serie A.
Poi l’inizio della caduta: ora i nerazzurri sono 4°, col drappello delle controattaccanti che si avvicina (la Roma è a -3, il Milan a -5) e con una crisi di identità e di gioco spaventosa.
In mezzo i mille dubbi formato Mancio: oggi è arrivata la giornata di squalifica in campionato – la sconterà praticamente subito, visto che mercoledì al Meazza arriva il Chievo – più un’ammenda di cinquemila euro.
Bisognerà vedere se il turno di stop serve a sbollire i veementi spiriti del Mancini più arrabbiato degli ultimi anni.