Ha fatto e continua a fare scalpore la decisione di RCS Sport di annullare la tappa regina della Tirreno-Adriatico 2016. Una frazione attesa, con un impegnativo arrivo in salita a Monte San Vicino, sull’appennino marchigiano, che avrebbe certamente contribuito a dare spettacolo e a mettere in evidenza gli scalatori che puntavano diretti alla maglia azzurra.
Neve, forte vento e temperature rigide: queste le motivazioni che hanno spinto il direttore di corsa Mauro Vegni a prendere il drastico provvedimento. Ma le immagini dimostrano come le cose non stiano esattamente così: a dimostrarlo è la Astana, autrice di un sopralluogo nei luoghi incriminati – qui il video di Tuttobici – per dimostrare come di neve o pioggia, a Matelica, non ne sia caduta nelle ultime ore e la strada sia evidentemente sgombra (come prova anche la nostra copertina, tratta dalla foto rilasciata da Thibaut Pinot sul suo profilo twitter).
E proprio il leader del team kazako, Vincenzo Nibali, è stato il primo ad esprimere il suo disappunto, non nascondendo la sua delusione per una corsa che di fatto viene “falsificata“, così come l’intera classifica WorldTour. Corridori che, come lo Squalo, preparano specificatamente l’appuntamento, costretti poi a dover rinunciare alle proprie ambizioni. Ogni tentativo di ribaltare la classifica è ora pregiudicato, stando alle parole del campione italiano: “La decisione presa è giusta, ma chiedevamo un piano B“, è il suo pensiero a tal proposito.
“Noi capiamo tutto, ma quanto è accaduto ha dell’incredibile e dell’inaccettabile – rincara la dose il direttore sportivo Paolo Slongo – La strada è pulita e a 2 km dal traguardo la temperatura è di sette gradi. A quanto ci risulta questa decisione è stata presa non per l’incolumità dei corridori ma perché non si sapeva come portare su fino in cima il palco e tutto il materiale dell’organizzazione”.
Mauro Vegni prova comunque a difendersi dalle accuse e, in un’intervista rilasciata a Rai Sport, spiega come la scelta nasca “dalla necessità di dover comunicare agli organi di polizia ogni decisione almeno 24 ore prima“. L’annullamento è stato pertanto deciso sulla base delle previsioni e non poteva essere fatto altrimenti.
E ora che ne sarà del ciclismo? Che ne sarà delle tante corse in calendario che vengono affrontate in condizioni più difficili rispetto alla norma? E che ne sarà del Giro d’Italia 2016, le cui tappe decisive, tra cui il Colle dell’Agnello, sono già a questo punto a forte rischio? Beh, sulla base dell’ormai famigerato Extreme Weather Protocol, si rischia di creare un pericoloso precedente e si rischia di uccidere un sport che ha nell’epicità di certe situazioni un valore aggiunto.
Finchè resta Vegni, dobbiamo aspettarci il peggio del peggio. Un totale incapace evidentementre circondato da incapaci del suo livello. Alla ParigiNizza si è corso sino a verificare una situazione insostenibile E SOLO ALLORA si è deciso, giustamente, di annullare la gara. Come è giusto che sia. In questo modo, invece, si apre la porta alle vittorie otteute a tavolino. Imponendo sospensioni delle corse a causa degli schiamazzi di team interessati a bypassare giornate a loro sfavorevoli. Una decisione del genere non può rimanere senza conseguenze. Di anno in anno, i disguidi organizzativi di Vegni&c hanno prodotto il totale DISCREDITO delle corse italiane (fatta eccezione per la stradebianche.. che sarà un caso ma fu ideata da Zomegnan…contemporaneamente alle mervigliose giornate, da tregenda, sterrate al giro)
La redazione si astiene dal dare giudizi alla figura di Vegni, ma ciò che sottolineiamo, che ci preoccupa, è il precedente creatosi: le conseguenze, per quanto concerne le prossime corse in calendario, potranno essere importanti. E speriamo che si ponga in qualche modo riparo per il bene del ciclismo. Va comunque aggiunto che i corridori guardano spesso ai propri interessi, e così gli scalatori sono scontenti per l’annullamento della tappa, tutti gli altri solidarizzano con la decisione perché non corrono la tappa a loro meno congeniale.