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Arnaud Démare. Foto: Bettini

Milano-Sanremo 2016, accuse a Démare: traino dall’ammiraglia?

La Milano-Sanremo 2016 si è conclusa con il successo di Arnaud Démare, ma la vittoria del francese della FDJ, a ventiquattro ore di distanza, assume i contorni di un giallo.

Il venticinquenne piccardo ha reso noto ai media, al termine della gara, della sua caduta nella discesa della Cipressa e del suo rientro in fondo al Poggio. Ebbene, c’è chi punta il dito sul modo in cui il re della Classica di Primavera sia riuscito a tornare in gruppo, per poi disputare la volata vincente.

È Matteo Tosatto, il quale, masticando amaro per la sfortuna occorsa al suo capitano Peter Sagan, rivela di aver visto Démare rientrare nel plotone principale aggrappandosi alla propria ammiraglia. Un traino, dunque, proprio come quello che, all’ultima Vuelta a Espana, costò la squalifica a Vincenzo Nibali.

Demare è rientrato attaccato all’ammiraglia, dopo essere caduto insieme a Matthews – afferma l’esperto corridore della Tinkoff alla Gazzetta dello Sport – sulla Cipressa ci ha superato a velocità doppia“. E a dar man forte alle dichiarazioni del Toso ci pensa Eros Capecchi (Movistar), che aggiunge: “Ci ha superato a 80 all’ora, ho visto benissimo che era attaccato alla parte destra dell’ammiraglia. Una vergogna“.

Contattato dal portale tuttobiciweb, il quarantaduenne di Castelfranco propone una soluzione per porre fine all’annosa questione, ovvero utilizzare i dati forniti dai trasponder montati sulla bicicletta per verificare il tempo impiegato dal vincitore.

Pronta la difesa del diretto interessato, il quale dichiara ai microfoni della rete televisiva nazionale France 2 di aver avuto, in seguito alla caduta, la moto del commissario di gara accanto a lui. “Se mi fossi attaccato alla macchina sarei stato penalizzato. Ho pienamente guadagnato la mia vittoria con i pedali – assicura – Penso che in ogni sport ci sia qualcuno che non sa perdere […] Penso che i corridori italiani siano delusi perché un francese di 24 anni ha vinto la loro classica“.

Ad avvalorare le sue parole ci pensa Fredric Guesdon, ex pro’ con in bacheca una Parigi-Roubaix e oggi direttore sportivo della Fdj: “Ha preso una borraccia da noi, ma non avrei potuto averlo trainato a 80 km/h quando ero nella coda della auto dei direttori sportivi in salita“, sostiene il ds.

Rimane comunque il mistero di alcuni dati pubblicati sull’account Strava del corridore transalpino, poi improvvisamente cancellati: ebbene, sembrerebbe che Démare abbia coperto l’ultimo tratto in salita del Poggio in 2’33”, meglio dei 2’40” di Giovanni Visconti che in quel momento era all’attacco. Va comunque aggiunto che, secondo tali dati, risulta che il corridore non abbia mai smesso di pedalare per l’intera salita.

La giuria di gara ha comunicato di non poter intervenire per mancanza di prove reali che dimostrino la fondatezza dell’accusa, ma l’impressione è che il caso e le relative polemiche non si chiudano nel giro di poche ore.

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