Ranieri allenatore Leicester Premier League

Leicester, la rivincita di Ranieri: il normal-one che tutti davano per bollito

Bollito, eterno secondo, fallito: gliene hanno dette di tutti i colori, a Claudio Ranieri, 64 anni da Testaccio, nel corso della sua carriera. Ora l’esperto tecnico italiano guarda tutti dall’alto in basso, con grande stile e savoir-faire: il suo Leicester ha vinto la Premier League, e pure i rivali storici gli stringono la mano.

In principio ne fu, soprattutto, uno: José Mourinho che, sulla panchina dell’Inter, etichettò Ranieri come uno «troppo vecchio per cambiare mentalità» e potersi permettere di vincere qualcosa dopo una Supercoppa e due coppe nazionali fra Italia e Spagna (più una buona quantità di campionati minori buoni solo per le statistiche).

Correvano gli anni dello Special One ruggente e del Ranieri costretto a girovagare da panchina a panchina, passando dalla Juve riemersa dall’inferno della Serie B alla Roma unica avversaria di quell’Inter schiacciasassi.

E non correva, chiaramente, buon sangue nelle vene del tecnico lusitano, che aveva raccolto le redini lasciate da Ranieri al Chelsea nel 2004. Quando la tifoseria Blues lo ribattezzò Tinkerman, lo “stagnino” perché aggiusta tutto con poco; un nomignolo poi modificato in “Thinkerman”, il pensatore, che la dice tutto sul portamento pacato e sull’aplomb molto british di un tecnico dall’esperienza lunghissima.

Poi, a dicembre dello scorso anno, il primo passo verso la redenzione: il Leicester batte 2-1 il Chelsea che fu di Mourinho e l’allenatore portoghese, dopo tanto tribolare, lascia Stamford Bridge al suo destino. Mentre lui, Ranieri, se ne va a vincere il suo primo grandissimo, scintillante, straordinario titolo di Premier League con una squadra costruita solamente per raggiungere una comoda salvezza.

Ora si è tutto ribaltato: lo Special-one cresciuto a pane e comunicazione si inchina all’esperto condottiero di una banda di galeotti scalmanati che in un anno hanno ribaltato le loro carriere e le loro esistenze entrando di diritto nella storia del calcio.

Ranieri ha smentito la fama, illegittima e sbagliata, del Ranieri bollito: di quello cacciato a due giornate dalla fine del campionato dalla Juve; di quello fuoriuscito da Roma davanti a una squadra irriconoscibile dopo il secondo, miracoloso, posto dell’anno prima; e allontanato poi pure dall’Inter.

Poi Monaco in Francia con un altro secondo posto; e la parentesi, sfortunatissima, sulla panchina della Grecia. Di quell’occasione mancata Ranieri parla oggi con orgoglio e con riscatto, ricordando le difficoltà organizzative con la federazione ellenica e l’impossibilità di lavorare con calma e tranquillità.

Ora che si è ufficializzato l’addio di Conte alla Nazionale a fine Euro 2016, più di qualcuno aveva paventato la possibilità di un arrivo di Claudio Ranieri sulla panchina azzurra.

Niente di più sbagliato: il “Pensatore stagnino” sta benissimo a Leicester, dove si è preso il suo pezzo di storia dopo tanta onorata carriera. Fra una salsiccia e un “Dilly ding, dilly dong”, Ranieri sta benissimo in Inghilterra.

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