Tutti a lezione dal Cholo Simeone: il suo Atletico, dopo aver matato il Barcellona, spedisce a casa un’altra nobilissima pretendente alla Champions, il Bayern Monaco. Lo fa al termine della battaglia dell’Allianz, vinta ma inutilmente 2-1 dai bavaresi. Fra rigori sbagliati, nervosismi, rimpianti e statistiche incredibili.
Sì perché la tattica del Cholo premia ancora: sofferenza, difesa a spada tratta fino all’ultimo centesimo utile e una ripartenza, una di numero, che nell’economia della qualificazione alla finale pesa come un macigno: l’imbucata di Torres per Griezmann spedisce praticamente l’Atletico in finale, nonostante Xabi Alonso nel primo tempo e Lewandowski nel finale abbiano provato a raddrizzare il tutto dalla parte di Guardiola.
E invece no: in finale ci rivà il mister argentino tutto cuore e acciaio; sarà la seconda finale di Champions League, e Simeone potrà addirittura giocarsela nel “suo” San Siro il prossimo 28 maggio. Bisogna solo aspettare se sarà derby, col Real, o sfida inedita, col City.
Di certo Simeone ha firmato l’ennesimo capolavoro: dopo aver colpito il Barcellona per la seconda volta in tre anni, ecco che a capitolare è stato il Bayern Monaco di Guardiola. Ecco l’altra faccia della medaglia del match, il catalano Pep: per tre volte in semifinale con i tedeschi, per tre volte eliminato da una spagnola.
Dapprima il Real, poi il Barça l’anno scorso, infine l’Atletico. Ora non c’è più tempo per migliorarsi; l’anno prossimo si va al City, e chissà che la storia non possa cambiare contro questa Spagna maledetta.
Il Bayern va fuori nonostante uno sforzo offensivo immenso, con un predominio schiacciante nella meta avversario non finalizzato solo grazie a uno straordinario Jan Oblak, eroe della serata colchonera e nuovo monumento innalzato al catenaccio cholista.
A nulla per i bavaresi sono valse le innumerevoli palle gol messe in piedi dai vari Muller, Lewandowski e Ribery; l’Atletico ha tremato solo dopo la mezz’ora con la punizione di Xabi Alonso deviata dalle gambe di Gimenez.
Lì i colchoneros vanno in panne; lo stesso Gimenez provoca un rigore per trattenuta su Javi Martinez; sul dischetto va Muller, ma Oblak fa il miracolo respingendo pure sul rimbalzo di Xabi. È un attimo che fa scattare la scintilla: Simeone nervosissimo si scaglia contro la panchina tedesca, Ribery lo trattiene energicamente e si viene quasi alle mani.
Nella ripresa arriva il fattaccio che sconvolge tutto: basta un attimo, il triangolo volante Griezmann-Torres riesce alla perfezione e le Petit Diable si invola verso la porta e fredda Neuer aprendo uno squarcio incomparabile nella partita.
Il Bayern resta gelato ma poi la musica non cambia: attacchi a testa bassa, Oblak che respinge tutto ma poi capitola sulla sponda volante di Vidal e la correzione di Lewandowski bravo a infilarsi fra Godin e Gimenez per il 2-1. Trentaduesimo gol in 52 partite di Champions per il polacco.
Numeri che però servono a poco, per la serata. Perché poi l’arbitro cede a un abbaglio concedendo all’Atletico un rigore molto dubbio, con lo sgambetto di Javi Martinez a Fernando Torres che però inizia fuori area. Niente da fare però anche stavolta: il Nino calcia ma Neuer lo ipnotizza.
Dall’altra parte con la tensione sempre altissima: Oblak salva su Alaba, Simeone dà addirittura una manata all’uomo designato per l’esposizione della lavagnetta perché ritarda il suo ultimo cambio, poi arriva la fine.
Il catenaccio alla fine la sfanga di nuovo. C’era riuscito col Barcellona, si ripete col Bayern. In un modo o nell’altro, chapeau a Simeone e ai suoi.