Nibali

Giro d’Italia 2016, Squalo ferito ma non affondato: Nibali medita vendetta

È l’inevitabile argomento che tiene banco nel giorno di riposo del Giro d’Italia 2016, la crisi che ha colpito Vincenzo Nibali: un weekend inaspettatamente difficile, quello di cui è stato protagonista il portacolori dell’Astana, dato da molti vincitore annunciato sin dalla vigilia e ancor più dopo i prematuri abbandoni di Tom Dumoulin e Mikel Landa e l’improvviso – e temporaneo – crollo di Alejandro Valverde.

Invece nulla è scontato, nello sport, e proprio laddove tutti aspettano un tuo numero, un colpo che metta Ko l’avversario ed entusiasmi le folle, ecco che arriva quella giornata in cui devi fare i conti con la realtà che ti dice come qualcun altro vada chiaramente più forte di te. Cos’è accaduto, allora, sulla strada verso Corvara e, in maniera ancor più netta, nella cronoscalata sull’Alpe di Siusi? Qual è stato il fattore determinante di un black out che poco siamo abituati a vedere nell’azzurro?

Non so neanche io cosa sia successo – esordisce Nibali – La sensazione che avevo in corsa era che non stavo male. Anzi, all’intermedio mi sembrava di andare bene […] Il problema è stato nella seconda parte”. Non nega, il diretto interessato, quanto abbiano influito le “mille pressioni” sulla sua performance: “Era come se dovessi vincere comunque e per forza“, rivela a tal proposito.

Ma è davvero tutto perduto per il campione italiano? Oppure c’è ancora la speranza di poter ribaltare una situazione quantomai difficile (qui la classifica)?. Lo Squalo ci crede, e nella conferenza stampa tenutasi quest’oggi a Bressanone afferma di essere “feritoma assicura di essere pronto a dare battaglia.

È un ritardo importante, ma si può lottare per avvicinare la maglia rosa – prosegue nella sua disamina – Ogni giorno qui al Giro cambiano le cose: Dumoulin andava fortissimo ed è a casa, Landa anche”. Sarà necessariamente un “Giro all’attacco”, in cui bisognerà cercare di “non rendere facile la vita a nessun avversario”. A cominciare dalla frazione di domani , la Bressanone-Andalo, che di vette impossibili non ne presenta, ma si presta decisamente bene a colpi di mano, senza dimenticare le due tappe decisive a Risoul e Sant’Anna di Vinadio prima della passerella di Torino.

Ruolo fondamentale sarà quello della squadra, sulla quale Nibali – a differenza della Maglia Rosa Steven Kruijswijk (LottoNL-Jumbo), che di corridori in grado di andar forte in salita ne ha pochi – può contare: “La Astana sta correndo bene dal primo giorno anche contro la sfortuna, visto che un giorno sono caduti praticamente tutti. Che stiamo facendo bene lo dimostra il fatto che siamo primi nella classifica a squadre”, puntualizza.

Ed è proprio questo il punto su cui nibaliani e italiani confidano. Ricordate ciò che fece Fabio Aru all’ultima Vuelta a Espana, quando riuscì a ribaltare una situazione già compromessa, conquistando la rosa a discapito di Tom Dumoulin l’ultimo giorno utile prima della passerella di Madrid? Se lo augura Vincenzo in primis, che proferisce: “Le imprese migliori le ho sempre fatte dopo una sconfitta. Io resto fiducioso[…] E non sono mai rassegnato, ora solo molto incazzato”.

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